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Lavezzi chiede scusa: «Non volevo colpire Allegri»

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Inervi tesi come corde di violino per una partita dominata che scivola via. Un'esultanza fanciullesca per la rete di Bogliacino come se un torto fosse stato riparato. E poi Lavezzi, genio e sregolatezza da cartellino rosso: un pallone scagliato contro Allegri reo di aver ritardato il gioco. Certo ha fatto stop migliori durante la sua carriera, ma ha chiesto subito scusa. È questo il film del concitato 3-3 tra Cagliari e Napoli dal day after velenoso. Lavezzi, l'inurbano, fa ammenda: «Chiedo scusa. E' stato un gesto di stizza. Quando mi è arrivato il pallone l'ho calciato via ma non era mia intenzione colpire né Allegri, né nessun altro. E' stato un comportamento istintivo dettato dalla rabbia perché ci stava sfuggendo di mano una gara che avevamo comandato e meritato di vincere». Mazzarri lo aveva già assolto, il giudice sportivo chissà. Si cosparge il capo di cenere Lavezzi, si difende dalle accuse di razzismo Allegri: «Non ho mai insultato il giocatore e non gli ho mai dato del terrone di m. Neppure ho offeso l'Italia del Sud». Anche per Maradona essere giocatore del Napoli equivaleva a epiteti razzisti. Per vederci chiaro si muove il senatore del pdl Antonio Gentile che chiede di verificare se «l'allenatore del Cagliari abbia apostrofato Lavezzi con l'epiteto terrone e se è vero che il presidente del Cagliari, Cellino, abbia definito bastardi i giornalisti ed i napoletani».

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