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È sabato mattina, la capitale è illuminata dal sole: per le vie del centro imperversa lo shopping natalizio, i centri commerciali strabordano di gente.

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Nelpiazzale antistante lo stadio del Marmi sono quasi in cinquemila persone per manifestare contro l'attuale gestione societaria, persone che hanno sacrificato il loro giorno festivo rinunciando a ogni altra cosa pur di esserci. In giro ci sono le solite facce da laziali, le stesse facce di un pomeriggio d'estate trascorso sull'Autosole per andare a vedere gli spareggi per non retrocedere in serie C contro il Taranto e il Campobasso, gli stessi volti, all'epoca stravolti per il gol di Fiorini che valse ottantasette anni di storia. Gli stessi che erano a Birmingham e a Montecarlo, sul tetto d'Europa. Il laziale c'è sempre, e continua a essere al fianco della propria squadra. L'amore per la Lazio si mischia al malcontento generale: e non è soltanto una situazione legata alla classifica. Il laziale ama i suoi colori ma non si identifica nelle persone che li rappresenta. Non è stata la manifestazione degli ultrà, è stata la protesta di un popolo: donne, bambini sulle spalle dei loro padri con la sciarpa biancoceleste al collo e il naso arrossato, ragazzi, uomini di mezza età. Mischiati a loro, anche giornalisti e speaker radiofonici che hanno preso la parola su un palco allestito per l'occasione. Bandiere al vento, vessilli ma anche stendardi: «Libera la Lazio», «Finchè morte non ci separi», «No Lotito, si Party» . E poi centinaia e centinaia di volantini gialli con una scritta eloquente: «Cercasi presidente». Capannelli di gente riuniti per parlare di una situazione che va oltre i risultati sportivi della compagine di Ballardini. Il tecnico è stato bersagliato con cori e striscioni, così come il diesse Igli Tare. E poi un fiume di persone in fila per firmare la petizione lanciata da «Orgoglio laziale» contro la cementificazione e la costruzione del nuovo stadio sulla Tiberina: la raccolta di firme andrà avanti fino al 9 gennaio 2010: i registri verranno poi portati sul tavolo del sindaco di Roma Gianni Alemanno.

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