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Roma, viaggio nella crisi

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Basket Sul banco degli imputati anche Minard, Toure, Jaaber e Hutson

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Perora la stagione della Virtus Lottomatica Roma, malinconicamente solitaria al quart'ultimo posto in classifica, sta prendendo le tristi sembianze del fallimento. I continui appelli alla pazienza lanciati dalla dirigenza capitolina si perdono ormai nel vuoto. Quello stesso che oggi circonda una squadra ed una società in crisi di identità. Quella contro Montegranaro è stata la sesta sconfitta su 9 partite all'interno dei confini nazionali ad eguagliare il record negativo della stagione 2001-2002. La possibilità di pensare ad una qualificazione per la Coppa Italia è ormai solo frutto di improbabili equilibrismi matematici e non basta certo il cammino in pareggio in Eurolega a sollevare il morale di una tifoseria depressa ed in subbuglio. La scoppola di domenica, 103 punti subiti dalla Sigma Coatings che aveva fino ad oggi insaccato una media di 75 punti a partita, la dice lunga sul momento nero. Sul banco degli imputati, assieme al coach Gentile, sono saliti Minard e Toure, in odor di taglio, ma anche Jaaber ed Hutson. Il primo protagonista di un avvio di stagione superlativo, sta accusando una flessione prevedibile. Diverso il discorso per Hutson. Il suo ingaggio la scorsa stagione fu salutato come la gemma della campagna acquisti. Così la conferma, con contrattone biennale, messa a segno in estate è sembrata puntellare le fondamenta della nuova Virtus. Ma a parte qualche acuto in Eurolega, Hutson è crollato in un anonimato tanto imbarazzante quanto irritante. A Lubiana, due settimane fa, il vivace chiarimento per una lunga panchina con Gentile che ha aperto le porte ad una sorta di ulteriore sciopero bianco. In questo frangente non aiutano le voci raccolte la sera del derby di calcio nella tribuna stampa dell'Olimpico, e che sarebbero dovute rimanere sigillate all'interno del palazzetto, dove personaggi vicini alla società hanno apertamente parlato di possibili provvedimenti da prendere verso l'indolente giocatore. Come spesso accaduto la Virtus si palesa per un hidra a più teste che però dimostra di aver perso il corpo centrale, se mai esistito, in grado di coordinarla. Tanti, troppi personaggi a vario titolo gravitano attorno a Toti cercando di dispensare il loro approssimativo sapere cestistico ed appare allora quantomeno singolare che domenica nella difficile trasferta nelle Marche, come accaduto durante la contestazione con Cantù il presidente sia stato lasciato, da questi compagni di merende, solo. Cosa successa anche a Gentile che nel dopo partita ha dovuto affrontare le prevedibili domande sul futuro senza che il general manager Bottai lo sostenesse nel difficile momento. La stagione, al di là delle dichiarazioni di fiducia, è ormai ad un bivio. Nel difficile clima del PalaLottomatica il tecnico si giocherà gran parte del futuro prima con il Cska Mosca e poi con Teramo. Un doppio passo falso potrebbe aprire nuovi scenari. C'è chi ha paventato un ritorno di Repesa. Ipotesi affascinante, ma è difficile pensare che Toti torni sui suoi passi («basta con i santoni stranieri» dichiarò circa un anno fa) e se mai dovesse accadere che il tecnico croato possa accettare di dividere le proprie fortune con il gm Bottai con il quale i rapporti sono ampiamente deteriorati. Ecco allora che nella lista dei candidati per una possibile successione appaiono i nomi di Caja, Markovski, Boniciolli e ben più staccati quelli di Blatt e del turco Mamhuti.

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