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La Roma beffa la Lazio Champions più vicina

Cassetti esulta dopo il gol

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Alla fine vince la squadra che lo meritava di meno: la Roma. Il derby numero 133 di campionato non verrà di certo ricordato per spettacolo e fair-play, ma forse era facile pronostico. Vince quella che al momento è la squadra più forte ma che comunque, stasera, non lo ha mostrato faticando contro una Lazio molto più gagliarda e combattiva. La differenza la faranno gli stimoli aveva detto Ranieri alla vigilia, in realtà stavolta la differenza l'ha fatta un «piattone» di un difensore bresciano. È tutto qui e poco altro il resto lo fanno i numeri che dicono cose molto chiare...per tutti. La Roma a un punto dalla Champions, la Lazio a uno dalla B: e anche qui si potrebbe aprire un capitolo a parte sulla stranezza di questo campionato dove c'è una squadra che non vince dallo scorso 30 agosto e continua ad essere fuori dalla zona retrocessione. A poco sono servite le preghiere di Lotito e il sale cosparso dal team manager laziale Manzini poco prima del match: più che rivolgersi ai santi in Paradiso il presidente biancoceleste dovrà iniziare a rivedere le sue posizioni. Primo tempo al cloroformio dove i nervi e l'idiozia di cinquanta scalmanati tengono banco. La Roma parte meglio, ma proprio mentre inizia a crescere Rizzoli è costretto a fermare la gara: nella Tevere (lato Nord) sta succedendo di tutto, nel punto di contatto tra le due tifoserie piovono petardi accesi e il clima-derby assomiglia sempre più a Baghdad. Sette minuti dopo, in concomitanza con l'annuncio dello speaker che incita alla calma e minaccia la sospensione della gara, si torna a giocare: poco. Già, perché è il nervosismo a prevalere. La Lazio fa la sua partita cercando di fermare una Roma che sulla carta ne dovrebbe avere di più: non è così. In realtà le conclusioni della prima parte di gara si limitano a qualche botta da fuori (Riise e Menez per la Roma, Kolarov per la Lazio) e poco altro. Paradossalmente l'unico intervento vero Julio Sergio lo fa su un cross di Matuzalem. Ranieri nel finale perde Mexes: chiede il cambio, al suo posto Cassetti con Burdisso che scorre nel mezzo. Così il doppio fischio di Rizzoli arriva quasi come una liberazione per i poco più di cinquantacinquemila spettatori infreddoliti dell'Olimpico. Si riparte con Foggia al posto di Matuzalem e Brighi per un evanescente Menez: la Roma si mette così a rombo con Perrotta, vertice alto, dietro alle due punte. Cambia poco, anzi la Roma dimostra ancora una volta di non trovarsi granché in questo modo. Ma la differenza, come sempre nel calcio, la fanno i giocatori: ora, Zarate non sarà ancora un campione come specificato da Totti alla vigilia, ma quando ha la palla tra i piedi fa sempre paura. Se poi Cassetti gli mette su un piatto d'argento un contropiede coi fiocchi, inutile provare e chiedere a Burdisso il miracolo. Il folletto biancoceleste infatti pianta il difensore, ma centra il palo alla destra di Julio Sergio che però fa un miracolo sulla botta ravvicinata di Mauri. Intervento che varrà al portiere brasiliano la palma di migliore campo della Roma: qualcosa vorrà pur dire... La Lazio sta meglio in campo, ha più voglia e in queste partite la determinazione può fare la differenza. Dall'altra parte la Roma prova a rialzare la testa e proprio sulla prima cosa buona della serata di Vucinic (a tratti imbarazzante) costringe al miracolo Muslera: gran movimento di testa di Perrotta sull'invenzione del montenegrino. Ma è ancora la Lazio a fare la partita, gli uomini di Ballardini arrivano sempre primi sul pallone e la Roma non riesce a uscire dalla sua metà campo. Poi al 34' la svolta che parte di nuovo dai piedi di Vucinic: ci pensa il nuovo entrato Cassetti a mettere il suo sigillo sulla partita. Piattone a schiacciare che porta avanti la Roma: uno a zero e Sud che esplode assieme alla gioia del bresciano al suo primo stagionale. Ballardini mette Rocchi per Mauri e la Roma resta in dieci per la doppia ammonizione di Pizarro. Ma i giochi ormai sono fatti, la Roma vince uno dei derby più brutti di sempre e va sotto alla Sud a far festa. Sotto alla Nord si respira un'aria diversa e mai «pesante» come ora. Finalmente i giallorossi chiudono una partita senza incassare un gol (non succedeva dallo scorso tre maggio) e si ritrovano a un punto della Champions, i «cugini» a uno dalla B. Ora Lotito non ha più alibi e dovrà metterci le mani... per forza.

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