La Davis ricarica Nadal

Con la vittoria della Spagna, che trova anche nella Davis (ed indipendentemente dalla formula) la conferma di essere il paese più forte e più completo nel tennis maschile, si chiude una stagione molto intensa che molti giudicano troppo lunga. Inutile chiedersi come sarebbe finita questa finale se Ferrer non fosse riuscito a rimontare due set ed a battere Stepanek nel secondo singolare della prima giornata. Quella partita ha probabilmente condizionato il doppio che gli spagnoli hanno affrontato e vinto in condizioni psicologiche molto favorevoli. Se non ci fossero problemi di biglietti e di diritti televisivi già venduti gli incontri di Coppa dovrebbero essere interrotti nel momento in cui il risultato è deciso. Non sono più i tempi in cui (1976) Tonino Zugarelli lottava per cinque ore per battere lo svedese Johansson per 8-6 al quinto set con l'Italia già in vantaggio per 3 a 0. Forse non è dispiaciuto a Nadal avere la possibilità di giocare una partita a cuor leggero, i ceki hanno dato spazio alle riserve e la finale si è chiusa con un 5 a 0 che nasconde le difficoltà che ci sono state per costruirlo. Alla fine ha avuto ragione Albert Costa, il capitano spagnolo che ha dato fiducia a Ferrer, che pure era stato disastroso l'anno scorso nella finale di Buenos Aires. Venerdì Ferrer non si è rassegnato alla superiorità tecnica ed alla maggiore completezza di Stepanek, ha allungato la partita trasformandola in una gara di corsa ed è diventato protagonista. Infine il doppio ha consentito a Verdasco e Lopez di dare il loro contributo e di smentire la scarsa attitudine degli spagnoli per questa specialità. Nadal ci teneva ad aggiungere la seconda Davis (aveva vinto anche quella del 2004 ma in quella occasione il protagonista era stato Carlos Moya) al suo record alla fine di una stagione per lui non troppo fortunata. Per ritrovare la condizione e l'abitudine a vincere anche nei tornei ha tutto l'inverno, o almeno quello che resta, per ricaricare le batterie. In fondo chiude l'anno con un bilancio di cinque vittorie (l'ultima a Roma ma non è una sorpresa che i suoi mesi migliori siano i primi) e con la ciliegina della Davis. Ha perso il primo posto in classifica ma per il momento tiene a distanza gli inseguitori più pericolosi che cono naturalmente Djokovic, Murray e Del Potro perché ormai il tennis di vertice è un tavolo con cinque coperti. Al comando è tornato Federer che è andato in finale in tutti e quattro i tornei dello Slam, vincendone due, un bilancio che conferma come il declino del campione sia ancora molto lontano.