Mancini: "Il derby? Vincerà la Lazio"
Non chiedetegli del suo futuro, non avrete risposta. E se provate a parlare di Mondiali, di Inter, del calcio italiano che stenta, rischiate di perderlo definitivamente dietro un clic, quello del telefonino che si spegne. Ma quando il discorso cade sul derby, Roberto Mancini cambia pelle e ritrova la loquacità smarrita. Alla stracittadina romana ha applicato la formula 4: quattro volte in gol, quattro vittorie su quattro nel '97-'98 e quattro sconfitte subite da laziale tra campo e panchina. Ricordi che non si cancellano. Roberto Mancini, che gara è il derby di Roma? «Una partita diversa da tutte le altre, anche dagli altri derby. La città si ferma, e quest'attesa te la porti in campo. Per un giocatore è il massimo, ha il sapore delle finali». Andrà a vedere la partita? «Non all'Olimpico. La seguirò da casa, convinto che Ballardini e Ranieri, due allenatori molto bravi, possano regalare al pubblico uno spettacolo di alto livello. Al resto penseranno i tifosi, che in queste occasioni fanno venire i brividi». Lazio quart'ultima e fuori dalla Europa League, Roma in ripresa. Chi è il favorito? «Nessuno. Il derby di Roma non ha favoriti. E' adrenalina pura, non solo tecnica. Roma e Lazio partono alla pari, anche se in classifica i giallorossi sono davanti». La squadra di Ballardini fa fatica a segnare. «Sì, ma crea occasioni e ha giocatori che possono far male alla Roma». Totti dice che Zarate non è un fuoriclasse. «Aspettiamo a giudicarlo, è giovane e di sicuro talento. Ha già fatto vedere dei gol incredibili, come quello dell'ultimo derby. Un gol alla Mancini». Già, novembre 1997, Lazio-Roma 3 a 1. E' il suo primo derby e subito un gol d'autore all'incrocio dei pali. «Ero più vicino alla porta rispetto a Zarate, ma anch'io ne avevo saltati due. Ricordo che quella prodezza mi valse un carico d'affetto da parte dei tifosi laziali che è durato tutta la stagione. E anche di più». L'anno successivo Mancini ne fa due, ma la Roma rimonta: 3 a 3. «Una gara straordinaria, una delle più belle della mia carriera. Emozionante nell'andamento. Sul 3 a 1 per noi annullarono un gol regolare a Stankovic, poi la partita girò. Quella sera, nonostante la vittoria sfumata, lasciai lo stadio con il sorriso sulle labbra: mi ero proprio divertito». A proposito di emozioni, cosa si prova davanti ai settantamila del derby? «A me faceva un effetto straordinario, mi dava la carica. Ma non sempre è così. In quella Lazio fatta di tanti campioni, c'era chi accumulava troppa tensione e chi, come Nedved, sembrava di ghiaccio. Ai cugini segnavamo sempre io e lui». Però qualche volta le avete prese di brutto. «Ecco la conferma: nel derby, più che in ogni altra occasione, tutto può succedere». Quale pronostico per domenica? «La logica direbbe 1X, ma non ho intenzione di seguirla».