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Sarà ancora un derby modesto

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Derby

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Malinconica Roma. Arriva il derby e il dibattito assume toni a dir poco modesti nel contenuto, anche se in forma rumorosa. Si grida, ma di rabbia e di dolore. La Roma accenna un inseguimento alle avversarie insediate al vertice fin dal fischio d'inizio agostano. La Lazio cerca disperata, con un punto alla volta, di staccarsi dalla coda avvelenata. Passa un'Europa minore e si tenta di evocare dal passato motivi di grandeur che restituiscano fiducia nel futuro. La chiacchiera pseudotecnica vaga fra Baptista e Foggia che ispirano confronti da calcio minore. Solo, immerso in una personalissima felicità, virtualmente estraneo alle alchimie del derby e allo scoramento della piazza, Francesco Totti, che da uomo s'è costruito un'immagine resistente al crepuscolo del campione. Ha aperto una finestra sul mondo, Francesco, e ha goduto e subito l'assalto di centinaia di migliaia di fans internettisti. Se non ci fosse lui, il calcio capitolino finirebbe a fondo pagina, in coda al rullo televisivo. Con tutto il rispetto dovuto ai suoi ammiratori di fede giallorossa, visto da fuori Totti fa pensare a una grande occasione perduta. Dal calcio italiano.   Consegnano il Pallone d'Oro a Lionel Messi e scorrendo l'elenco dei premiati non puoi non notare con amarezza l'assenza del Capitano. Il suo amore per Roma e la Roma lo ha allontanato dai grandi sentieri dei successi internazionali, dai Libri d'Oro e Palloni d'Oro, consegnandolo all'elenco consolatorio delle Scarpe d'Oro che condivide con tanti campioni. La critica italiana che si piange costantemente addosso, che svilisce il calcio nostrano suggerendo solo l'importazione di vagoni di stranieri non sempre valorosi, che esprime un disfattismo congenito litigando anche quando il Pallone d'Oro viene assegnato a un italiano (vedi Cannavaro-Buffon, Baggio-Del Piero, Rivera-Mazzola), non ha mai dato una mano al talentuoso Francesco.   Sarà pure colpa sua (colpa d'amore) se si è allontanato dal Pallone d'Oro; ma anche di chi l'ha snobbato: dico della critica che s'accende per un «cucchiaio» e si dimentica del resto, e di una società che - dallo scudetto in poi - s'è servita della sua bravura per nascondere tante magagne e gli ha negato compagni che lo sostenessero nell'impresa di vincere in Europa. Non ci voleva molto. Quando Lippi lo ha chiamato a far parte di un gruppo più solidale che potente, Totti è diventato Campione del Mondo. Ecco perché sognarlo in Sudafrica.

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