Messi nuovo re del calcio
Il brutto anatroccolo è diventato cigno. Non se la prenda, Lionel Messi, per il paragone. Ma l'aspetto fisico è una chiave importante per distinguere l'argentino, vincitore del Pallone d'oro 2009, dal suo predecessore Cristiano Ronaldo. Due fenomeni del calcio con una capacità diversa di vendere la propria immagine. Tanto che l'anno scorso, di questi tempi, tanti ritenevano che la vittoria del portoghese fosse più un premio al personaggio che al calciatore. Lionel Messi ha aspettato paziente e, 12 mesi dopo, si è preso la rivincita. E lo ha fatto nel modo più crudele, portando il Barcellona sul tetto d'Europa proprio a discapito del Manchester del rivale. Era il 27 maggio scorso quando, all'Olimpico di Roma, la piccola «Pulce» si arrampicò in modo impensabile per la sua altezza (169 centimetri) e con un colpo di testa precisissimo - inedito nel suo repertorio - trafisse Van Der Sar nella finale della Champions. Fino a quel momento era apparso sottotono, ma i campioni a volte fanno così: si nascondono e ti feriscono mortalmente quando pensi di averli neutralizzati. La rincorsa per colpire di testa quel pallone Lionel l'aveva cominciata molti anni prima. Da quando, undicenne, gli viene diagnosticata una carenza di somatotropina, l'ormone della crescita. Una condanna quasi certa al nanismo. In patria nessuna squadra ha soldi a sufficienza per pagargli le cure. Ma in Europa c'è un club che di giovani talenti se ne intende, e scommette su Messi nonostante tutto. È il Barcellona, e così il piccolo fenomeno si trasferisce con tutta la famiglia in Spagna. Cresce quel tanto che basta per giocare e comincia a stupire. Quello che Lionel ha fatto in Blaugrana (3 scudetti, 3 supercoppe, una Coppa del Re, due Champions, una supercoppa europea) basterebbe a giudicare stravinta la scommessa e ad approvare in pieno la scelta dei giurati di France Football. Ma la «Pulce» non si è accontentata, rendendo per la prima volta plausibile un paragone obbligatorio per tutti i numeri 10 prodotti dalla Pampa: quello con Maradona. Lionel, in particolare, lo ha fatto in due circostanze: quando ha replicato fedelmente i due celebri gol di Diego contro l'Inghilterra ai Mondiali dell'86: quello con la mano (nel 2007, derby con l'Espanyol) e quello in fuga solitaria contro tutta la difesa (sempre 2007, al Getafe). E il caso ha voluto incrociare di nuovo il suo destino con il Pibe de oro. Se ai prossimi Mondiali la «pulce» riuscirà a portare al trionfo la «Selecciòn» allenata in modo sgangherato da Maradona, potrà pensare di essere addirittura più forte di lui.