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Avvicinamento al derby con umori contrapposti

Bandiere di Roma e Lazio

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Avvicinamento al derby con opposti umori, la Roma dilata il gap nei confronti dell'altra sponda del Tevere, i laziali si affidano alla tradizione, chi sta peggio diventa spesso il favorito. Ma la domenica si tinge di giallo e rosso: evviva!, zona Champions a tre punti. Basta poco, di questi tempi per altri versi grami per i labari romanisti, per esaltare il tifo a una settimana dal derby. Prendere nota: acciuffata la Fiorentina, ma il Cagliari è un punto avanti e il Bari è in linea. Conta tanto, una vittoria a Bergamo, su un campo tradizionalmente tutt'altro che prodigo di favori per la Roma, ma per i giudizi sul futuro, immediato o a più lunga scadenza, trovo apprezzabili le considerazioni di Claudio Ranieri a fine partita Non ci siamo ancora, sostiene il tecnico, molte cose da far quadrare, molti errori da correggere, poco confortante la conferma degli immancabili disagi difensivi: il rientrante Juan pilastro, nel senso della reattività, sul gol di Ceravolo, Motta inguardabile. Vero che la Roma la partita l'aveva dominata a lungo, nonostante la doccia fredda dello svantaggio, grazie soprattutto alla vena felice di Mirko Vucinic, del quale i soliti sapientoni avrebbero voluto un esodo frettoloso. Lavoro umile ma prezioso del capitano, stavolta senza gol, buone copertura in centrocampo e anche felici impostazioni, giusto che la firma sui tre punti l'abbia messa Perrotta, assiduo nei progressi verso la miglior condizione, un fischio di Lippi lo troverebbe pronto. Non facile, per altro, cancellare la negativa impressione di quel finale frenetico, Roma in barricata, stavolta la famosa sudditanza ha mostrato il volto amico, Tiribocchi non è caduto per un malore. La vittoria resta legittima. Per la sfida stracittadina, per ora è la sola tradizione a tenere in alto i cuori laziali, neanche contro il Bologna è arrivata una vittoria che manca ormai da dodici turni.   Un'occasione perduta, qualche lampo nel primo tempo, ripresa insignificante nonostante i rivali non fossero degli spauracchi, niente gol a dispetto del potenziale offensivo teoricamente notevole. Sembra, in questo momento, una squadra senz'anima, nel derby dovrà ritrovare almeno i toni agonistici che erano stati prerogativa dei giorni felici. Unica consolazione, avere guadagnato un punto sulla zona rossa con le sconfitte del Livorno e dell'Atalanta, un pensiero affettuoso ai collaborativi cuginetti. Nell'altro pianeta, che la Capitale guarda da anni-luce di distanza, l'Inter si gode un incantevole panorama dalla vetta del suo Everest, un rigore di Milito piega la Fiorentina, Gilardino ha due colto un palo, ma le occasioni erano state tutte dell'Inter, sorprendente la recita di Quaresma, comparsa promossa a protagonista. Tante grazie al Cagliari, che ha rimandato battuta la Juventus: soffrendo alla distanza una reazione più rabbiosa che lucida, ma giocando un primo tempo sontuoso. Vero che, tra gli abbonati a Sky, gli juventini sovrastano per numero i tifosi del Cagliari, ma è scandaloso che si parli per dieci minuti di una spintarella di Pisano ad Amauri e venga ignorato un solare fallo di mani in area di Caceres, la partita si sarebbe chiusa con largo anticipo. Ora la Juve aspetta l'Inter, alla quale gli otto punti di distacco regalano olimpica serenità, anche se a sette arriva il Milan, due gol di Huntelaar a Catania in pieno recupero di una partita orribile.

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