Finalmente Italia
Ilrisultato serviva agli Azzurri come l'acqua nel deserto per molti motivi. Con la vittoria l'Italia torna all'11° posto del ranking mondiale superando proprio Samoa, battuta per la prima volta nella storia. Una sconfitta avrebbe comportato il sorpasso da parte del Giappone con conseguenze facilmente ipotizzabili. Il risultato di Ascoli (ancora un successo di pubblico con 17.110 spettatori) riveste, dunque, un'importanza che va ben oltre la prestazione offerta, poco brillante. Soprattutto sull'utilizzo del gioco al piede bisognerà lavorare molto in vista del Sei Nazioni. Anche dalla piazzola le certezze sono poche, come confermano gli errori di Mirco Bergamasco e Gower. Il match comincia con gli Azzurri rispettosi del piano di gioco previsto da Mallett. Calci lunghi, pressione asfissiante e difesa per tenere i samoani nella propria metà campo guadagnando punizioni e territorio. L'idea riesce a metà. Il predominio territoriale è netto ma qualche difficoltà in mischia chiusa complica le cose. La responsabilità va ascritta anche all'interpretazione del gioco della prima linea dell'arbitro francese Berdos, poco tenero con Perugini e Castrogiovanni, condizionati per il resto della gara. Al 7' Mirco Bergamasco apre lo score con un calcio frutto dell'indisciplina avversaria. Un minuto più tardi un calcio di Esau finisce nelle mani di Mc Lean favorendone il contrattacco. L'estremo parte in serpentina eludendo un paio di placcaggi, per la verità poco convinti, e plana in meta. Bergamasco fallisce la trasformazione ma l'8-0 è confortante. Da qui in avanti si vede poco rugby ma il punteggio si muove grazie a due piazzati di Bergamasco e Gower per l'Italia e uno di Esau per gli ospiti che fissano il 14-6 all'intervallo. La ripresa presenta il medesimo copione con Samoa priva di organizzazione e incapace di costruire gioco, Azzurri ad aspettare gli errori avversari. Al 52' il drop di Tebaldi, Man of the match al termine, è un lampo, mentre in pieno recupero Berdos concede alla superiorità della mischia azzurra quello che Dickinson aveva negato contro gli All Blacks, la meta tecnica che definisce il 24-6 finale.