Sensi-Unicredit, fumata nera
{{IMG_SX}}È andata male, anzi malissimo. I Sensi e Unicredit restano distanti dopo l’incontro di ieri pomeriggio in Campidoglio promosso dal sindaco di Roma Gianni Alemanno. Dopo le azioni legali promosse e annunciate dalle parti nei giorni scorsi, è andato fallito anche il tentativo di mediazione del primo cittadino. È proprio Alemanno il più deluso alla fine della riunione, iniziata alle 14.30 e durata circa un'ora e mezza, e alla quale ha partecipato in prima persona insieme a Rosella Sensi accompagnata dal consigliere Pippo Marra, il deputy ceo di Unicredit Paolo Fiorentino e Maurizio Cereda, vice direttore generale di Mediobanca, l'advisor di Italpetroli. Dichiarazioni di facciata a parte, l'intervento del sindaco non bloccherà la guerra in atto tra i Sensi e la banca creditrice per 324,9 milioni e azionista al 49% di Italpetroli. A rimetterci sarà anche la Roma, il cui futuro resta avvolto da nubi minacciose. Secondo quanto apprende Il Tempo da fonti bancarie e istituzionali, durante la riunione Rosella ha confermato la sua linea esposta attraverso i comunicati di Italpetroli: le azioni legali di Unicredit vengono ritenute illegittime e la holding è decisa a chiedere i danni (quantificati addirittura in centinaia di milioni di euro...) che sarebbero stati arrecati a diversi asset di famiglia, compresa la Roma, quotata in Borsa. Fiorentino, dal canto suo, ha ribadito la ferma posizione dell'istituto di credito che intende far valere i propri diritti in tribunale e ha interrotto la linea «morbida» portata avanti negli anni precedenti attraverso degli accordi sul del debito, le cui scadenze però sono state più volte disattese. Non solo. Il dirigente bancario, sorpreso dalla presenza di Mediobanca all'incontro, ha fatto presente che il contenzioso in atto avrà l'inevitabile conseguenza di diminuire il valore degli asset coinvolti. Un fattore a sfavore di tutti gli attori in causa e che secondo Unicredit danneggia anche la stessa Roma, controllata indirettamente da Italpetroli attraverso Roma 2000. Alemanno ha ascoltato le diverse posizioni ed è rimasto spiazzato dalla «durezza» della Sensi. La quale avrebbe provato anche a tirare in ballo la questione del nuovo stadio senza trovare l'appoggio del sindaco. Il primo cittadino ha constato l'impossibilità di riavvicinare le due posizioni e ora dovrà limitarsi ad osservare dall'esterno una vicenda il cui finale è tutto da scrivere. Dopo la fumata nera di ieri la Roma rischia di perdere l'appoggio politico di Alemanno che aveva messo la sua faccia nella presentazione dello stadio salvo poi accorgersi nelle settimane seguenti che il progetto era in alto mare. Il sindaco ha preferito non parlare con i cronisti al termine dell'incontro e ha affidato il suo pensiero a un comunicato molto diplomatico letto dal portavoce Simone Turbolente. «Ho avuto un interessante ed importante incontro che mi ha permesso di comprendere le diverse posizioni. Ho invitato tutti i partecipanti a cercare un'intesa che garantisca a tutta la città il futuro di un importante bene simbolico e sportivo come l'As Roma». Una missione quasi impossibile. Alemanno ha tentato anche di coinvolgere l'imprenditore farmaceutico Angelini, tuttora interessato all'acquisto del club, ma non è stato possibile. Fiorentino lasciando il Campidoglio ha parlato di «incontro informale che speriamo ci consenta di lavorare meglio in futuro. Abbiamo rappresentato la situazione al sindaco, che si è dimostrato disponibile ed è molto attento alla situazione». La Sensi è uscita insieme all'inseparabile Marra da una porta posteriore ed è «sfuggita» ai cronisti a bordo di un'auto borghese della polizia, scortata da una «civetta» delle forze dell'ordine. In serata, su invito della Consob, Italpetroli ha emesso un comunicato in cui definisce l'incontro «informale e interlocutorio» e ribadisce che «agirà come sempre anche nell'interesse della propria controllata A.S. Roma». Sì, ma ora che succede? I Sensi stanno valutando l'ipotesi di affidare a Mediobanca il mandato a vendere di tutti gli asset, Roma compresa, riservandosi però il diritto a parte dei proventi che arriveranno dal nuovo stadio (se e quando si farà...). Intanto l'arbitrato promosso da Italpetroli (nominati i professori Vaccarella e Gabrielli) dovrebbe entrare nel vivo nel giro di un paio di mesi. Nel frattempo Unicredit ha impugnato il bilancio 2008 della holding e aspetta la prima udienza al Tribunale di Roma fissata al 25 febbraio 2010. L'ulterima mossa della banca è stata la contestazione sia al Collegio dei sindaci che alla società di revisione Pricewaterhousecoopers del via libera concesso per lo stesso bilancio. La banca ritiene che nel concedere l'approvazione sia stata ignorata l'intervenuta rescissione dell'accordo tra Unicredit e Italpetroli avvenuta il 4 giugno. Decideranno i giudici, ma quando?