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L'inter vuole affondare il Barcellona

Mourinho

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BARCELLONA - Stasera dovrà fare i conti con il tifo asfissiante del Camp Nou di Barcellona, per strappare il pass per gli ottavi di Champions League. Ma l'Inter è inseguita in Spagna dai cori contro Mario Balotelli che anche ieri hanno infestato la partita della Juventus a Torino. Mourinho non lo dice esplicitamente, ma è chiaro a sufficienza. «Mario era tranquillo in hotel, mentre lo insultavano all'Olimpico», ha raccontato il tecnico interista, assicurando che gli «piacerebbe tanto fra due settimane giocare Juve-Inter a Torino, però, ci sono le regole e chissà che la partita non sia altrove». Insomma, la spedizione nerazzurra aspetta le decisioni del giudice sportivo. Ma nel frattempo c'è un'altra partita a cinque stelle da onorare, anche per dimenticare l'ultima volta dell'Inter in Spagna (marzo 2007), macchiata dalla mega-rissa di Valencia. A Barcellona, Zanetti e compagni possono qualificarsi agli ottavi e contemporaneamente eliminare i campioni d'Europa dalla Champions, impresa già riuscita sei anni fa a Mourinho, quando allenava il Chelsea. Anche se gli incroci del destino di questa sfida sono tanti, a partire dal quello fra Etòo e Ibrahimovic, protagonisti dello scambio dell'estate. Il camerunense sarà al suo posto al 100%, mentre lo svedese è in dubbio, così come Messi. A Mourinho poco importa: ha già deciso tutto e ha un'unica incognita di formazione, e riguarda l'acciaccato Sneijder. Rispetto all'andata per Mourinho è cambiato solo che tutti ora si sono accorti come Dinamo Kiev e Rubin «non sono solo squadre in vacanza nell'Europa mediterranea», ma candidate a passare il turno. Molto, insomma, si deciderà stasera. E avrà il suo peso il pubblico del Camp Nou. «Qua è diverso da San Siro, dove dopo 10' il pubblico sta zitto e dopo 20' fischia. A Barcellona - spiega Mourinho - sono in 100mila a giocare la partita: il pubblico mette pressione sugli avversari e sull'arbitro, che deve essere bravo a gestire le emozioni». Un'atmosfera che Mourinho vorrebbe vivere anche a Torino, «ma ci sono le regole...».

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