Doping, venti anni di squalifica a Da Ros
Einvece prima i Nas, poi addirittura le Iene televisive, si sono occupate dei traffici del corridore friulano, nazionale italiano della pista, e per il 23enne di Pordenone si è aperta la stagione della celebrità: già, perché dopo la sentenza emessa ieri dal Tribunale Nazionale Antidoping, organismo Coni, Da Ros rischia di entrare nell'Olimpo dei nemici pubblici: per lui il processo si conclude infatti con una condanna esemplare, 20 anni! La squalifica, a decorrere da ieri, scadrà il 22 novembre del 2029, quando l'ex corridore avrà 43 anni e potrà essere buono al massimo per qualche gara amatoriale (a meno che la scienza sportiva non estragga dal cilindro il coniglio dell'eternità). L'accusa, a dire la verità, era quanto di peggio si possa addebitare a uno sportivo: uso di sostanze dopanti, ma anche spaccio delle medesime, visto che in capo a Da Ros c'era il fondato sospetto che rifornisse di robaccia anche un paio di dilettanti (posizione emersa nell'ambito di un'inchiesta sulle palestre di body building). Tanto gravi erano gli addebiti nei confronti dell'atleta, che si procedette addirittura all'arresto, mentre Da Ros era impegnato in uno stage con la nazionale italiana della pista, a Padova. Un paio di giorni in guardina, poi i domiciliari, poi la revoca della custodia cautelare. Ma il friulano non ha poi ritenuto utile difendersi in sede di giustizia sportiva, considerando evidentemente finita la sua avventura nel ciclismo. E così ecco la mannaia, abbattutasi sul suo capo più che altro nell'ottica della deterrenza: è chiaro che sentire di una squalifica di 20 anni fa più impressione che se si sentisse parlare di radiazione (anche se l'effetto è praticamente lo stesso). Comunque, se questo atteggiamento serve per combattere il doping, ben venga.