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Per aiutare gli arbitri solo il sorteggio

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L'arbitrosvedese Hansson non ha visto (difficile lo abbia ritenuto involontario) il tocco di mano con cui Thierry Henry si è aggiustato il pallone poi messo comodamente in rete da Gallas. Quel gol ha consentito alla Francia di pareggiare un incontro che stava perdendo e di evitare quindi la lotteria dei calci di rigore, che sarebbe scattata se l'incontro fosse terminato con la vittoria dell'Irlanda, che aveva perduto per 1 a 0 il match di andata. Si è gridato alla scandalo, al furto, all'ingiustizia. A dimostrazione che la cattiva politica non ha confini alcuni parlamentari irlandesi si sono aggiunti ai dirigenti dello loro Federcalcio per chiedere la ripetizione dell'incontro. Ipotesi a mio avviso improponibile. È stato naturalmente trascurato il fatto che se l'arbitro avesse annullato quella rete chiaramente irregolare la Francia avrebbe comunque avuto 17 minuti a disposizione per provare a pareggiare, inoltre avrebbe comunque potuto vincere ai rigori. Attenzione, non voglio dire che l'Irlanda non sia stata danneggiata ma episodi di questo tipo si sono sempre verificati nel calcio, anche in partite più importanti di quella di mercoledì sera. Basta ricordare le rete fantasma concessa all'Inghilterra nella finale della Coppa del Mondo del 1966. Il pallone non aveva nemmeno toccato la linea di porta, tanto meno l'aveva superata. Favorita in quella occasione, l'Inghilterra è stata poi beffata da Maradona che ha realizzato con la "mano de Dios” una rete decisiva nel mondiale del 1986. In entrambi i casi, certamente più importanti e decisivi di quello di uno spareggio per la partecipazione ad un mondiale e non per la vittoria nella stessa manifestazione, nessuno ha mai chiesto o preteso che le partite venissero rigiocate. Ci si chiede perché il calcio rifiuti ostinatamente l'aiuto della tecnologia dimenticando un principio fondamentale, che è quello che il regolamento del calcio deve essere universale e non prevede eccezioni in funzione del livello delle varie competizioni. La risposta più superficiale ma nemmeno meritevole di attenzione è quella che le autorità del calcio si comportano così per avere maggiori margini di manovra per esercitare il loro potere. Che ci sia, a tutti i livelli, la maledetta influenza di quella sudditanza psicologica che non è prerogativa delle vicende sportive è problema purtroppo ineliminabile. Nell'episodio che ha avuto per protagonista Henry c'è un altro aspetto interessante. Si chiedono provvedimenti disciplinari nei confronti del giocatore francese. Si dimentica che i calciatori vengono educati, da bambini, ad imbrogliare l'arbitro e gli avversari al punto che quando – una volta su mille – un giocatore aiuta l'arbitro a correggere una decisione favorevole alla propria squadra ne viene sottolineata la sorprendente lealtà. Se Henry fosse andato dall'arbitro dicendogli di avere toccato la palla con la mano come si sarebbero comportati i giornali ed i tifosi francesi ed i suoi compagni di squadra? Il calcio è uno degli sport dove c'è meno fair play. Ogni domenica ci sono dirigenti che protestano per aver subito errori arbitrali, non ce n'è uno che ammette di essere stato favorito. Non pretendiamo cose impossibili. Speriamo che gli arbitri sbaglino di meno, aiutiamoli (con il sorteggio non con la moviola), mandiamoli a casa quando non sono all'altezza ma lasciamo che il calcio conviva, come tanti altri sport, con i suoi errori e con i suoi inevitabili difetti.

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