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La semenya conserva l'oro mondiale

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Èstata la vittima sacrificale dell'estate, mortificata da spregiudicatezza di dirigenti e da incertezze procedurali. Ieri pomeriggio, dopo che la IAAF appena qualche ora prima aveva rinviato sine die la decisione, inattesa, la comunicazione: Caster Semenya vede confermata vittoria, medaglia d'oro e premi in denaro. La notizia è stata comunicata da Johannesburg, e la provenienza, diversa da quella canonica di Montecarlo, sede della Federazione internazionale, lascia intendere quanto le implicazioni politiche abbiano pesato sulla soluzione. Tutto prese avvio il 19 agosto, giorno in cui la diciottenne atleta sudafricana umiliò le avversarie nella finale degli 800 metri ai Mondiali di atletica di Berlino. Protagonista in negativo della vicenda, Leonard Chuene, presidente della federatletica sudafricana, che a lungo negò sia che la ragazza fosse stata sottoposta in patria a test sulla femminilità, in realtà effettuati due settimane prima della partenza per Berlino e manifestamente rivelatori che non tutto fosse a posto secondo normalità fisiologica, sia che i medici avessero sconsigliato la partecipazione ai Mondiali. In più, il dirigente cavalcò spregiudicatamente l'indignazione popolare nata dal convincimento che Caster fosse vittima di razzismo. Isolato politicamente, agli inizi di novembre Chuene fu finalmente sconfessato dal Comitato olimpico nazionale, subendo la sospensione dal ruolo. Della morbosa dilatazione mediatica fu responsabile anche la IAAF, tacciata di superficialità per il modo in cui non fu tutelata la riservatezza della pratica. Colpa o dolo, gli esiti della ricerca effettuata dagli esperti della Federazione internazionale, dai quali emergeva chiaramente come l'atleta non avesse superato indenne gli esami del sesso, entrarono nelle mani della stampa. L'estate, e la fame di pettegolezzi, fecero il resto. La decisione di ieri, considerata l'innocenza dell'atleta nell'intera vicenda, è probabilmente la più ragionevole. Perché tuttavia si parli di chiusura definitiva del caso bisognerà attendere eventuali azioni legali delle tre atlete classificatesi alle spalle della sudafricana. Quanto agli esami clinici finali, saranno trattati «confidenzialmente», e non verranno resi pubblici, nello stesso tempo in cui si farà in modo che l'atleta scompaia dalle piste internazionali.

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