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Dublino chiede la ripetizione di Francia-Irlanda E la partita diventa un caso politico

Francia Irlanda, il gol di mano di Thierry Henry

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Dalle parole ai fatti. Nonostante il pessimismo di Giovanni Trapattoni, la Fai, la Federcalcio irlandese, ha chiesto ufficialmente alla Fifa di far rigiocare la partita contro la Francia alla luce del fallo di mano di Henry nell'azione che ha portato al pari di Gallas e alla conseguente eliminazione dell'Eire. "La decisione evidentemente sbagliata dell'arbitro di assegnare la rete - si legge nella nota della Fai - ha danneggiato l'integrità del calcio e chiediamo adesso alla Fifa di fare in modo che questa partita sia rigiocata".   Si salvaguardi il fair-play - La Federazione cita anche un precedente: "Nel 2005, il bureau del Comitato organizzatore della Coppa del Mondo ha deciso di invalidare il risultato di un match di qualificazione mondiale tra Uzbekistan e Bahrain sulla base di un errore tecnico commesso dall'arbitro dell'incontro. La federcalcio irlandese si riferisce a quanto combinato dal giapponese Yoshida che, assegnato un rigore agli uzbeki, aveva annullato la trasformazione per l'ingresso di un giocatore in area per poi, anzichè far ripetere il penalty, assegnare una punizione al Bahrain. "Speriamo che la Fifa e la sua commissione disciplinare, per conto dei tifosi di tutto il mondo, agiscano perchè fair play e integrità siano salvaguardati",  auspicano da Dublico.   "Sollievo vigliacco" - Intanto a Parigi il mondo politico oggi si divide fra il sollievo e l'imbarazzo dopo gli eventi di Irlanda-Francia, il match di qualificazione che ieri ha visto la "mano di Dio" di Thierry Henry in area di rigore sancire un gol in pieno recupero, e sospingere la Francia, in extremis, verso i Mondiali 2010. L'Irlanda di Giovanni Trapattoni, eliminata dall'1-1, richiede a gran voce che si rigiochi. Altrimenti "si avvalorerebbe la tesi che vince chi bara" sostiene anche il ministro della Giustizia irlandese, Dermot Ahern. E in Francia? "I miei sentimenti sono divisi fra quello che potrei chiamare un sollievo vigliacco e una grande inquietudine" filosofeggiava stamane la ministra dello Sport Roselyne Bachelot. La destra francese insorge contro Domenech - Così pure Laurent Wauquiez, sottosegretario all'Impiego che da un lato è "sollevato", dall'altro ammette di "non essere fiero: insomma una vittoria malinconica". Ma pur sempre una vittoria. Mentre per altri politici d'Oltralpe a questo prezzo sarebbe stato meglio perdere. "E' una vittoria rubata, l'allenatore Raymond Domenech dovrebbe scusarsi pubblicamente" tuona Philippe de Villiers, nazionalista e ultraconservatore presidente del Movimento per la Francia, nonchè grande tifoso: "la morale è che si può barare, basta non farsi beccare". Bell'esempio per le scuole sportive dove si insegna ai giovani a rispettare il fair play, protesta de Villiers. Predica il fair play anche il leader della destra estrema Jean Marie Le Pen: "Thierry Henry avrebbe dovuto lui stesso segnalare all'arbitro il fallo". Ma la "gauche" alza le spalle - Ride il deputato socialista Francois Loncle: "è un po' come il governo, abbiamo una squadra di incapaci, a parte qualche elemento di qualità, e un allenatore, un capo detestato sempre più dai francesi...". E l'ex segretario socialista Francois Hollande pensa che si tratti "di un incidente grave dal punto di vista dell'etica sportiva, ma non deve trasformarsi in un dibattito nazionale". Meglio sarebbe, aggiunge, avere la moviola a bordo campo. Infine, il partito di maggioranza, l'Ump del presidente Sarkozy, si esprime attraverso un portavoce. "Sognavo una vittoria incontestabile" dice Dominique Paillé, ma che volete farci? "L'arbitraggio fa parte del gioco: stavolta è a nostro favore, non sempre è stato così". Filosofico anche il leader dei Verdi europei, Daniel Cohn-Bendit: "La mano di Thierry Henry è il top della fortuna. Ma il calcio è così". "Se la Francia non si fosse qualificata oggi saremmo tutti sottoterra. Siamo un paese strano" riassume il deputato socialista Manuel Valls. "Anche se ci qualifichiamo, abbiamo bisogno di parlarci su e sentirci tristi".  

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