Amauri replica a Pazzini: "Ho scelto l'Italia, voglio rispetto"
CESENA Dopo le polemiche sulla sua possibile chiamata in Nazionale, Amauri chiarisce la sua posizione. «Voglio la maglia azzurra da un anno - ammette il brasiliano - e quando arriverà il passaporto penserò a quello che succederà. Ho deciso da un anno quello che voglio fare, ma solo quando diventerò italiano, Lippi potrà prendermi in considerazione». Le parole pronunciate da Pazzini però non gli sono piaciute. «Ognuno può dare i giudizi che vuole - ha proseguito - rispetto ogni parola degli altri ma anche gli altri devono rispettare le mie. Non mi sento assolutamente in imbarazzo: non ho parlato con il commissario tecnico, nè con nessun altro. Quando arriverà il passaporto, e se ci sarà la chiamata di Lippi, risponderò alla convocazione ma fino a quel momento non potrò fare nulla, quindi penserò soltanto alla Juve. Il Mondiale? Tutti vogliono andare in Sudafrica e anche io voglio andarci - ha concluso - dipende molto da me, spero di continuare a fare bene con la Juve e se in futuro arriverà la chiamata cercherò di ripagare la fiducia di Lippi». Nel frastuono azzurro su Amauri sì-Amauri no, i giochi per la lista Mondiale, lì davanti, restano ancora tutti aperti. E molto dipenderà dall'arrivo del brasiliano Juve. Dopo Gattuso («scelga, l'Italia non è l'Azerbaigian»), Gilardino («gli attaccanti che ci sono bastano»), Zambrotta («difficile immaginare un inserimento all'ultimo») anche Pazzini ha epresso il suo dissenso. Ieri è toccato ad altri azzurri scendere in campo per controbilanciare il piatto. «Se Amauri arriverà, sarà il benvenuto - ha affermato Chiellini, compagno di squadra nella Juve - anche con Camoranesi ci furono difficoltà iniziali, oggi è considerato uno di noi».