Una manovra che dà ragione ai malpensanti
L'unicodubbio riguardava non tanto la tempistica, perché era ormai scontato che le macchine campioni del mondo sarebbero presto diventate delle vere e proprie Mercedes, quanto le modalità, legate alla trattativa con la McLaren per concordare le modalità dell'uscita dal vecchio contratto. Adesso che il braccio di ferro con Ron Dennis si è concluso a tarallucci e vino, mi sembra però che, a rileggerla in controluce, questa vicenda mostri una trama nascosta abbastanza più complessa di quella ipotizzata e che contribuisca a rendere ancora più inquietante l'analisi dell'anomala stagione appena conclusasi. Per capire che cosa potrebbe in realtà essere successo bisogna fare un paio di passi indietro e risalire alla profonda crisi fra McLaren e Mercedes causata da tutta una serie di episodi inaccettabili per il colosso automobilistico: la pessima gestione da parte di Ron Dennis dell'accoppiata Hamilton-Alonso nel 2007, con l'asso spagnolo (voluto da Mercedes) boicottato in favore del cocco di casa inglese e la Ferrari e Raikkonen ad approfittarne in extremis; lo scandalo della spy-story nel 2008; il reiterato rifiuto dello stesso Dennis, socio di minoranza, di cedere come promesso il controllo totale dell'azienda al socio di maggioranza tedesco. In questo quadro, a Stoccarda potrebbe essere maturato un piano diabolico per buttare a mare la McLaren e preparare un'alternativa grazie a Ross Brawn. L'inglese, a capo della Honda, avrebbe cioè potuto fare due cose. Da un lato lavorare per spingere i giapponesi, attraverso risultati disastrosi, a scappare dalla F1 e a cedergli al simbolico prezzo di 1 sterlina (2.200 delle vecchie lire) la meravigliosa factory di Brackley, dotata di tecnologie per svariate centinaia di milioni di euro, in modo da azzerare i costi di startup di una nuova scuderia. E dall'altro lato sfruttare il suo ruolo di coordinatore del Gruppo Tecnico della FIA per scrivere regolamenti che, l'anno successivo, l'unica a interpretare in maniera vincente giocando sul significato delle parole sarebbe stato proprio il nuovo team indipendente (naturalmente motorizzato Mercedes...), erede della Honda. In questo, la Brawn GP si sarebbe potuta avvalere dell'acquiescenza dei Delegati Tecnici della FIA, che di fronte alle inevitabili proteste delle altre squadre, avrebbero dovuto legalizzare l'illegalità, dichiarando conforme al regolamento il famoso «doppio scivolo» della Brawn GP, l'arma segreta studiata a tavolino. Il che si è puntualmente verificato. E come dimenticare che la maggior parte dei «controllori tecnici» della FIA viene proprio dalle fila della Mercedes, che d'altronde è da circa un decennio il principale sponsor della stessa Federazione? Insomma, a voler essere dietrologi, il «take over» di ieri altro non sarebbe che il coronamento di un percorso studiato due anni fa fra Stoccarda e Londra con il duplice scopo di mettere in crisi la McLaren e lanciare nel firmamento della F1 una nuova «stella d'argento». Vero, non vero? A costo di cadere nel trito e ritrito non sarò certo io a evitare l'uso del celebre detto di Andreotti: «A pensar male si fa peccato ma... ecc ecc».