Amauri in nazionale, Pazzini non ci sta
CESENA - Amauri non ha niente di italiano: lo dice senza finte diplomazie Giampaolo Pazzini, detto anche «Pazzo», e il suo non è un colpo di testa né una considerazione geopolitica: semplicemente, la rivendicazione di un diritto personale da parte chi spera in un posto in Nazionale per i Mondiali e vede in pole per soffiarglielo il brasiliano della Juve, tuttora in attesa di un passaporto. «In competizione con Amauri non mi ci sento, perché lui è un brasiliano e io sono un italiano», ha cominciato Pazzini, al termine dell'allenamento di Cervia, che ha confermato l'intenzione di Lippi di schierare lui al centro dell'attacco azzurro mercoledì contro la Svezia. Poi, l'attaccante Samp non è riuscito a trattenere la sua sensazione: «Devo esser sincero? Un po' dà fastidio se a vincere la volata per la Nazionale è un brasiliano. Perché un conto se uno è mezzo italiano e mezzo straniero, ma in questo caso di italiano non c'è proprio niente». Il fatto è che Lippi ha già deciso, c'è solo da aspettare l'ok del Viminale alla concessione del passaporto: a quanto filtra dal ministero dell'Interno (ma non ancora ufficiale in attesa della comunicazione alla Federcalcio), Amauri potrà giurare e diventare cittadino italiano non prima del 5 marzo 2010. Guarda caso due giorni dopo l'ultima amichevole pre-mondiale prevista il 3 marzo con avversaria ancora da definire. L'intenzione del ct è comunque quella di chiamare il brasiliano della Juve anche all'ultimo giorno utile. Anche se è questa l'unica eccezione, perchè il ct ha detto no alla proposta di Thiago Silva (che il doppio passaporto già ce l'ha), tanto basta a riaccendere la questione stranieri in nazionale. Si aprì negli anni scorsi, quando Camoranesi arrivò in azzurro. Sull'argomento è intervenuto il presidente federale Giancarlo Abete a tamponare la situazione: «Il riferimento è la cittadinanza italiana, e chi la possiede ha tutto il diritto di esser convocato in Nazionale - dice - la nostra politica è di non allargare ai naturalizzati oltre i limiti. Non vogliamo perdere la nostra identità nè discriminare». Ma oggi Pazzini si sente in credito con la fortuna, e teme di subire un'altra beffa. Come quella della partita di marzo scorso a Bari, contro l'Irlanda. «L'espulsione dopo un minuto mi rimane ancora qui - spiega il centravanti Samp - ero in un momento di grande forma, giocavo la mia prima da titolare, al di là del fatto che era ingiusta mi ha tagliato le gambe. L'ho pagata eccome, e mi sento in credito con la sorte. Spero di esser ripagato a giugno, ma io non ho mai temuto di aver perso il treno».