Tanti sbadigli e qualche segnale per il futuro
Lozero a zero è specchio fedele di una noia profonda, possesso di palla insistito degli olandesi, quasi subito orfani di Van Persie, ma sterilità assoluta. Al posto dell'infortunato era entrato Huntelaar, equanime nel rendimento tra l'arancione e il rossonero, pallone mai strusciato. Meglio l'Italia nel secondo tempo con l'inserimento di Rossi, Pazzini ha segnato in tuffo con le mani e ha perfino esultato, il guardalinee ha evitato lo scempio dopo la convalida arbitrale. Morganti, quarto uomo, ha commentato con Lippi: «E poi parlate male di noi». Non so dargli torto. Test impegnativo l'Olanda, aveva un gironcino ma l'aveva dominato a punteggio pieno. Fuori De Rossi, un destino quando si devono affrontare gli «orange», se non c'è Donadoni ci pensa Vieira. Da vedere i nuovi: buone iniziative di Palladino in velocità, Candreva ha convinto di più a livello di personalità, il suo tempismo negli inserimenti a ricordare il miglior Perrotta, per il resto poco da citare in un primo tempo divertente come una cerimonia del 2 novembre. Tanto pressing, tanta aggressività, un'infinità di retropassaggi ai portieri, vicino allo zero il numero degli episodi significativi. Ultime battute per il completamento del campo del Mondiale sudafricano, a metà strada le sfide europee che daranno i loro verdetti mercoledì, altri tre nomi già si aggiungono al tabellone. Uno esotico, quello degli «All Whites» neozelandesi, molto meno quotati dei «Blacks» mostri sacri del rugby, passano a spese del Bahrein puntualmente punito dagli spareggi. Ma anche nomi calcisticamente illustri per l'Africa: sul passaporto della Nigeria, la firma della doppietta del vecchio amico Oba Oba Martins, su quello del Camerun il timbro di un interista nuovo, ma più famoso, come Samuel Eto'o.