Più forti di tutte
Bravissime! Flavia Pennetta e Francesca Schiavone non hanno realizzato un'impresa perché erano largamente favorite, non sono due fenomeni come, nel comprensibile entusiasmo qualcuno ha detto e scritto, ma hanno conquistato con pieno merito e per la seconda volta la Fed Cup, la versione femminile della Coppa Davis, in altre parole il Campionato del Mondo a squadre. Lo hanno fatto chiudendo la finale in tre sole partite senza cedere nemmeno un set. A Charleroi, in occasione della nostra prima vittoria tre anni fa, ci eravamo trovati in svantaggio per 1 a 2 dopo i primi tre singolari e Mara Santangelo, che aveva sostituito l'infortunata Pennetta, aveva perso il primo set contro la seconda giocatrice belga. Infine, nel doppio, per una volta decisivo, avevamo ugualmente ceduto il primo set prima che il ritiro della Henin nel terzo, ma con le azzurre in vantaggio determinasse la nostra sofferta vittoria. Nulla di tutto questo a Reggio Calabria dove il trionfo si è sviluppato serenamente. L'unica difficoltà era rappresentata dal peso di un pronostico nettamente favorevole ma alla fine onorato con ammirevole sicurezza senza concedere alle nostre avversarie nemmeno un briciolo di speranza. È una vittoria pienamente meritata perché ottenuta da una squadra che nelle ultime quattro edizioni ha vinto per due volte, perdendo onorevolmente una finale a Mosca contro le russe, che ci sovrastavano in termini di classifica individuale, di centimetri e di muscoli. Forse non è casuale che questo successo arrivi in un momento particolarmente felice per lo sport femminile italiano. Giova anche ricordare come proprio nel tennis si è determinato un cambio di tendenza a favore delle nostre giocatrici che negli ultimi anni ci hanno regalato le uniche soddisfazioni in uno sport dove il settore maschile è in profonda e prolungata crisi di risultati. Non serve discutere l'incompletezza della formula che, se fosse migliore, non vedrebbe l'Italia esclusa dalla serie A anche nella Davis. Fatti i dovuti complimenti alle nostre ragazze l'augurio è che riescano anche nelle prove individuali a superare la storica barriera dei quarti di finale, superata solo una volta (Silvana Lazzarino al Roland Garros nel 1954) nei tornei del Grande Slam. Accontentiamoci di festeggiare un successo che premia la completezza del movimento, la fedeltà delle nostre giocatrici alla maglia azzurra e la presenza di ben 7 italiane tra le prime cento nella classifica mondiale. Solo la Russia (15, tre tra le prime cinque!) ne ha di più. Non è colpa nostra se ci sono paesi (la Russia ma anche gli Stati Uniti) dove lo spirito di squadra non è diffuso e sentito. Con l'eccezione di Bolelli, che poi si è pentito, nessuno dei nostri tennisti (uomini e donne) si è mai rifiutato alla nazionale e questo spiega perché nelle gare a squadre (in Davis una sola vittoria ma ben sei finali) abbiamo complessivamente fatto meglio che nelle prove individuali.