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Lazio, morte annunciata

Stefano Mauri

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La Lazio è moribonda. Colpita e affondata anche dal Milan, scivola al sedicesimo posto, a soli due punti dalla zona B. Nemmeno la pioggia salva Balardini e la sua truppa sgangherata alla quarta sconfitta interna (quinta complessiva). La salvezza è ormai ufficialmente l'obiettivo di una squadra senza gioco e senza identità, con un tecnico confuso e un presidente, Lotito, contestato ormai da tutti quelli che hanno a cuore le sorti del più antico club della Capitale. Alla fine tutto lo stadio si è scagliato contro il vero colpevole di questa situazione: il capo. Una squadra sventrata da scelte discutibili e autolesioniste che stanno portano alla serie B, un gruppo presuntuoso nei suoi leader storici mai in grado di dare una svolta a questa stagione da libro degli orrori, una campagna acquisti inesistente e un allenatore aziendalista fino all'inverosimile: ecco la fotografia della Lazio attuale. E non illuda il secondo tempo della sfida di ieri con un Milan che ha gestito il risultato quasi non volesse umiliare i dirimpettai. La partita era già finita del primo tempo con i gol fin troppo agevoli di Thiago Silva e Pato e i biancocelesti semplici spettatori. Il diluvio che si è abbattuto sull'Olimpico è stato un sinistro presagio di quello che poi sarebbe accaduto. Due gol e l'accademia, i laziali disorientati dalla scelte del tecnico e dalla loro modestia. Nella ripresa, come detto, Zarate ci ha provato, ha segnato con l'aiuto di Thiago Silva il gol della speranza, i biancocelesti hanno anche sfiorato il pari con l'inguardabile Rocchi ma il Milan con esperienza è riuscito a portare a casa i tre punti. I numeri, in una società normale, sarebbero da esonero immediato. Ma Lotito riflette, prende tempo e punisce la squadra nel giorno in cui tutti hanno lottato perché contro la squadra di Leonardo ci può stare la sconfitta. Da mercoledì ritiro ad oltranza con Ballardini che ha già quasi perso l'Europa League, ha conquistato solo due vittorie ormai vecchie di oltre settanta giorni in dodici partite. Del resto il suo contratto molto oneroso e la mancanza di valide alternative dopo che i tecnici migliori sono già subentrati in corsa consigliano Lotito di ricorrere alla sua arma migliore: l'attendismo. E così i dirigenti laziali, perdon il dirigente, sceglie di tenere il punto su una scelta sbagliata. Ma, si sa, ammettere gli errori è troppo difficile per Lotito che continua ad essere convinto, come il fedele Tare, che la Lazio sia più forte dell'anno scorso. Il campo, però, il suo verdetto l'ha già dato, per tutti tranne che per il presidente biancoceleste. Arrivare a gennaio e rimediare sul mercato non sarà facile, arrivarci con Ballardini e una squadra in crisi sarà ancora più dura perché piano piano le altre pretendenti alla salvezza stanno superando la Lazio facendola scivolare sempre più in basso. Speriamo che se ne accorga qualcuno e fermi questo scempio.  

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