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L'insostenibile leggerezza del non essere

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Mentresembrano allungarsi i tempi per arrivare a una soluzione sul fronte societario, quantomai ingarbugliato e sempre più scosso da pressioni d'ogni tipo, Ranieri prova a dare un'identità alla «sua» Roma. Cosa che finora non gli è riuscita granché, nel senso che sì la Roma adesso combatte col coltello tra i denti e mostra di riuscire ad arginare col coraggio le evidenti carenze di gioco (giovedì settima rimonta della gestione testaccina), ma allo stesso tempo non ha ancora acquisito una personalità in grado di paragonarla alle altre grandi del campionato. Già, perché bisogna guardarsi in faccia e fare i conti con la realtà: questa Roma non fa più parte dell'elite del calcio italiano, il bel gioco è solo un lontano ricordo e le prospettive per il futuro sono legate «solo» al rientro di capitan Totti. Ma può un solo giocatore, seppur del calibro del capitano giallorosso, essere l'unica chiave di lettura di una squadra altrimenti inguardabile, che continua a regalare un tempo agli avversari e a sbloccarsi solo grazie ai difensori? Contro il Fulham è successo ancora, il risultato finale è riuscito di nuovo a nascondere e mettere in fondo alle priorità, il fatto che questa squadra non sa più giocare un calcio suo. Il cuore e il coraggio imposti da Ranieri non possono essere l'unica soluzione ai problemi della Roma. Ora serve una svolta tattica, serve trovare un gioco e un'identità per non rimanere una squadra senza anima. Certo, non potrà essere quello di San Siro il banco di prova adatto per rodare un motore ancora imballato, ma dopo il baluardo meneghino Ranieri dovrà iniziare a lavorare su altro per evitare questa insostenibile leggerezza del non essere... una squadra d'alta classifica!

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