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Zapatero abolisce i vantaggi fiscali, i club insorgono

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Sgravi fiscali alle stelle straniere del pallone (e non solo) acquistate dalle squadre iberiche: dal prossimo primo gennaio l'aliquota Irpef pagata dai calciatori potrebbe tornare al livello degli altri Paesi europei, ossia al 43 per cento. La nuova norma non avrà comunque effetto retroattivo: il presidente del Real Madrid Florentino Perez, autore dell'incredibile campagna acquisti della scorsa estate, può dunque stare tranquillo, almeno per ora. Viste le «preoccupanti» novità, la Liga de Futbol de Espana (Lfp) ha convocato un'assemblea generale per venerdì, minacciando addirittura di sospendere il campionato se l'emendamento alla finanziaria 2010, votato da socialisti e sinistra, verrà definitivamente approvato dal Congresso dei deputati. In vigore dal 2004, la legge Beckham prevede un'aliquota Irpef del 24 per cento - invece del normale 43 - per tutti i lavoratori stranieri che guadagnano più di 600 mila euro l'anno. Una norma pensata inizialmente per attirare ricercatori e professionisti dall'estero, ma che ha finito per portare benefici soprattutto ai miliardari calciatori, suscitando tra l'altro la collera dei club degli altri Paesi europei. L'amministratore delegato del Milan Adriano Galliani, per esempio, ha più volte denunciato il regime fiscale spagnolo, giudicandolo una forma di concorrenza sleale. «Dispiace per le squadre iberiche, ma in questo modo si eliminano le diseguaglianze - ha commentato Galliani - Io in realtà mi auguravo una cosa un po' diversa, cioè che si abbassassero le nostre tasse anzichè alzare le loro. Ma attenzione, in Spagna ancora non esiste alcuna forma di mutualità: un indiscutibile vantaggio per i grandi club».

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