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Dovrebbe stipendiarlo il Brasile

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 Cifra che forse sorprenderà perfino quei tifosi che avevano esultato alla notizia della partenza di Christian «Swarowsky» Chivu: quello che, secondo loro, si rompeva troppo spesso. Comprensibilmente stremato dopo avere battuto il suo personale primato, con due partite e mezzo consecutive, adesso Juan starà fuori contro il Fulham e quasi sicuramente a San Siro contro l'Inter. Del resto, umidità e freddo di un paio di notturne potrebbero condizionarne il rendimento in vista degli impegni che contano, almeno dal suo punto di vista. Nel Brasile c'è sempre posto per lui, infondati i sospetti che a ogni convocazione, facesse tappa a Lourdes per offrire alla maglia verdeoro quell'efficienza fisica smarrita durante il lungo soggiorno romano. Del resto, come potrebbe il Brasile fare a meno di lui per due partite di grande rilievo a Doha, un'amichevole con gli inglesi (e passi!), l'altra con l'Oman, formazione di eccezionale statura internazionale. Con un particolare in più: in Qatar lui si trasferirà, con la squadra, partendo da Rio de Janeiro, le ore di viaggio stagionali in netta prevalenza sui minuti giocati in maglia giallorossa. Bravo figlio, questo ragazzone per il terzo anno a Roma dopo quattro stagioni europee a Leverkusen, dove nessun club importante si era sognato di andarlo a cercare, prima che la Roma mettesse a segno un celebrato colpo di mercato. Per inciso, il suo è il quinto ingaggio tra quelli onerosi della società, dopo Totti, De Rossi, Mexes e perfino Julio Baptista, altra felicissima operazione della gestione attuale. Un piccolo dubbio: non sarebbe meglio che lo stipendio lo pagasse la federcalcio brasiliana, cortesemente prestandolo alla Roma, infortuni permettendo, per qualche partita importante?

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