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Lazio, la crisi va in collina

Lazio, ancora una sconfitta

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La Lazio è sparita. Sul campo e anche fuori. Ferita, colpita e affondata anche dal Cagliari, la squadra è scappata ieri mattina in pullman direzione Monteriggioni a 12 chilometri da Siena, dove tra 48 ore, giocherà una sfida-salvezza. Bisognava fuggire dalla veemente contestazione della sua gente e allora Lotito ha scelto di portare lontano da Roma la sua truppa (i dissidenti sono rimasti a Formello con gli infortunati) nella speranza di ritrovare un po' di serenità. Paradossale il comunicato del club: «La Lazio è partita per il ritiro in Toscana». In pratica non si voleva far conoscere il luogo per problemi di ordine pubblico ma per rendere più interessante la ricerca sarebbe stato meglio allargare la ricerca a qualche altra regione della penisola. Basterà il ritiro per tornare a fare risultato? Di sicuro si è fatta la cosa più logica, ossia si è cercato di rimettere insieme i cocci per provare ad uscire dalla crisi di gioco e d'identità in cui si è sprofondati. Intento cresce il fermento dei tifosi pronti a disertare lo stadio nella sfida interna contro il Milan. Prima di partire per il ritiro il direttore sportivo Tare ha spiegato il punto di vista della società con Lotito che ha sposato il silenzio: «Abbiamo preso la decisione di anticipare il ritiro - dice il dirigente albanese - perchè siamo preoccupati per la situazione in cui ci troviamo e vogliamo restare concentrati e lavorare a testa bassa. Tutti sono dispiaciuti perchè c'è la voglia di far bene, manca quel pizzico di fortuna per sbloccare la squadra, ma abbiamo i mezzi per ritrovare la strada giusta. La contestazione? Non giudico, dico solo che i tifosi devono starci vicino per aiutarci, devono essere un valore aggiunto. Dobbiamo pensare partita per partita, non nel lungo periodo. Siena sarà molto importante. Ballardini? Non voglio neanche pensare alla sconfitta, non penso negativo, non voglio rispondere a una domanda del genere». Ma il bersaglio numero uno della contestazione è Lotito, tanto che nel tam-tam delle radio è emersa addirittura una linea di condotta paradossale: meglio andare in B se questa tragedia sportiva servisse per liberarsi dell'attuale gestione. Questo in sintesi il pensiero di una fetta della tifoseria non condivisa da chi (e sono molti) se la prendono con il tecnico Ballardini per non aver saputo dare un'identità alla squadra. Sotto accusa la dichiarazione nella quale ha spiegato di aver schierato l'altra sera Zarate centrale per contrastare Daniele Conti, svilendo il talento argentino come si fa con un qualsiasi mediano. Per queste ragioni non siamo all'ultima spiaggia ma poco ci manca perché, in caso di sconfitta, diventerebbe dura confermare questo allenatore col rischio di scivolare sempre più in basso, in attesa del riparatorio mercato di gennaio. Certo, l'aziendalismo del tecnico oltre al sorriso con cui si presenta in sala stampa dopo partite perse e mal giocate non hanno fatto breccia nel cuore dei tifosi. Anzi crescono i rimpianti per Delio Rossi e già circolano i nomi dei successori: si va da Mihajlovic, in buoni rapporti col presidente, alla candidatura stravagante di Zeman. Per il momento Lotito non ci vuole pensare, ma è chiaro che se nemmeno l'elettrochoc sulle colline senesi rianimerà la Lazio qualcosa bisognerà pur fare. A meno che non ci pensi la suina a fermare il campionato e il tracollo biancoceleste. Non resta che sperare nell'influenza del 2009 per arginare la discesa.

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