Esplode la rabbia dei tifosi contro le squadre romane
FORMELLO - Cronaca di una giornata fuori dai cancelli di Formello, tra delusione dei tifosi, rabbia, cori contro tutti, confronti e riappacificazione: tra la Lazio e suoi sostenitori è tregua armata.Il tutto condito da due petardi, una seduta d'allenamento interrotta, un servizio d'ordine eccessivo, accessoriato come fosse in una missione di guerra che - nelle difficoltà e nella delicatezza del ruolo - troppo spesso dimentica di avere a che fare con dei cittadini che pagano loro lo stipendio. I giocatori arrivano alla spicciolata pochi minuti dopo le quattordici: il capitano Rocchi si ferma a parlare per pochi minuti giustificando la prestazione indecorosa della squadra a Bari, Siviglia tira dritto così come Foggia, Dabo e Firmani. Il crocchio di tifosi fuori dal centro sportivo aumenta di numero: quasi duecento persone attendono l'inizio dell'allenamento. Alle 15.50 i giocatori scendono in campo, la reazione dei tifosi è immediata. Tutti nel mirino, a cominciare dall'allenatore accusato di essere «servo di Lotito» e di aver avallato in toto la politica societaria. Altro giro di campo, altre grida di scherno, questa volta nei confronti del direttore sportivo Tare che segue l'allenamento a bordo campo. Poi è la volta di Rocchi, Siviglia, Kolarov, Muslera: i primi due incolpati di essere filogovernativi, i due stranieri rei di aver rivolto gesti poco edificanti nei confronti dei sostenitori presenti al San Nicola domenica scorsa. La situazione è comunque sotto controllo, i sostenitori manifestano il loro disappunto con i cori, esplodono due petardi, il tecnico interrompe l'allenamento e decide di confrontarsi con i tifosi che arrivano fuori dal cancello principale di Formello. Arriva Kolarov, e chiede scusa per l'atteggiamento tenuto nel dopo partita a Bari. Scuse pubbliche, davanti a tutti, compresi il diesse Tare, il capo della comunicazione De Martino e altri giocatori. C'è anche Ballardini che prende la parola. «Pandev e Ledesma?» chiede qualcuno che vorrebbe il reintegro dei due giocatori. «Non giocano perchè hanno sputato veleno sulla Lazio» commenta l'allenatore. Poi è la volta del capitano Rocchi che prende il megafono e cerca di ammansire il clima esacerbato ma pur sempre tranquillo. «Siamo qui per chiedervi scusa della partita di m.... giocata domenica scorsa a Bari». Il capitano ci mette la faccia, ben presto viene incalzato dalle obiezioni dei tifosi che lo accusano di aver avallato la campagna acquisti. Rocchi prima nega «Non è assolutamente vero» poi chiarisce la sua posizione: «E' la società che fa il mercato, è il presidente che vende e compra i giocatori. Io faccio il professionista e non ho alcuna facoltà nel mettere bocca sulle scelte della dirigenza. E' evidente che tutti saremmo contenti se arrivassero giocatori forti per rendere la Lazio ancor più competitiva, ma io non mi posso permettere di intervenire sulla politica del club: vorrei semplicemente far capire questa cosa». A Formello scende la sera: i giocatori restano in ritiro nel centro sportivo dopo aver svolto poco più di mezz'ora di allenamento, i tifosi - parzialmente soddisfatti - si allontanano. Stesse parole, stesse giustificazioni, stessi intenti: la contestazione, ormai sembra un grande classico, un film in bianco e nero dai fotogrammi un po' sbiaditi.