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Elezioni Fia, il giorno di Todt

Max Mosley

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L'elezione del nuovo presidente Fia rischia di assomigliare molto all'ultimo Mondiale di Formula Uno. Cioè di essere scontata e noiosa. Secondo le ultime indiscrezioni Jean Todt, l'uomo della continuità, dovrebbe contare sul 65% circa dei voti del Consiglio Mondiale della Federazione. Il suo avversario, l'ex rallista Ari Vatanen, che si propone come profeta del cambiamento al suono dell'obamiano «Together we can», si attesterebbe invece intorno al 35. Può concretizzarsi in pochi giorni una rimonta di trenta punti? Molto difficile, e allora con ogni probabilità oggi il massimo organismo dello sport automobilistico incoronerà presidente il manager francese da una vita nelle quattro ruote e capace di mietere trionfi dovunque si sia trovato. Dai rally alla 24 ore di Le Mans per arrivare alla straordinaria epopea ferrarista in Formula Uno. L'assise parigina del Consiglio Fia si riunirà in mattinata e procederà alla prima votazione. Il presidente sarà subito eletto se otterrà la maggioranza assoluta, il 50% +1 dei voti espressi. In caso contrario si procederà a una seconda votazione dove basterà la maggioranza relativa. Ad Ari Vatanen va dato atto di essersi battuto con vigore, contrastando quello che sembra un verdetto già scritto. Il finlandese si è rivolto soprattutto alle piccole federazioni del «terzo mondo» motoristico trascurate dalla gestione Mosley, ed ha addirittura presentato un ricorso al Tribunale delle Grandi Istanze di Parigi contro i presunti favoritismi della Federazione Internazionale per Jean Todt. Ricorso ritirato dopo un colloquio con gli stessi Mosley e Todt. Chiunque sia l'eletto, appena insediatosi avrà subito due gatte da pelare: le sentenze della giustizia ordinaria sul caso Briatore e sul ricorso presentato dal team italiano N-Technology contro l'esclusione dal Mondiale 2010. Garantire l'equità della Federazione rispetto questi due procedimenti sarebbe già un importate segno di discontinuità dall'ultimo periodo di Mosley, fatto di ripicche e abusi di potere. Fermo restando che dei sedici anni di mandato dell'avvocato inglese resteranno anche, e soprattutto, opere meritorie come la battaglia per la sicurezza dei piloti. Non è un caso che l'ultimo a perdere la vita su una pista di Formula Uno sia stato Ayrton Senna, ben 15 anni fa.

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