La Lazio non sa più vincere
Ora è meglio guardarsi le spalle. La Lazio non sa più vincere (quattro pareggi nelle ultime sei partite), è in crisi di gioco e d'identità: in sostanza è una squadra mediocre che si aggrappa a Matuzalem e Zarate per salvare la pelle. Cinque mesi dopo la magica notte della Coppa Italia, Lazio-Samp finisce ancora 1-1, ma senza rigori è un pareggio che sta più stretto ai doriani che ai biancocelesti. Ospiti in vantaggio col solito Pazzini dopo un'azione macchiata dal colpo in faccia di Cassano a Siviglia, pareggio prezioso di Matuzalem sessanta secondi dopo grazie all'assist col contagiri di Rocchi. Nella ripresa ha rischiato di prendere i tre punti la Lazio quando la Sampdoria è rimasta in dieci per l'espulsione di Padalino (doppio giallo), ma Ballardini si è addormentato, non ha inserito Foggia invocato dallo stadio. Solo qualche affondo tiepido, un sinistro di Mauri e una punizione di Kolarov, anche in quel periodo dominato perché non c'era la brillantezza che si doveva vedere dopo una sosta di campionato. Poca roba la Lazio che, non appena il modesto Orsato ha riequilibrato la partita espellendo ingiustamente Baronio per un fallo inventato su Cassano, è stata dominata dalla truppa di Del Neri. Ottimo allenatore, ottima squadra questa Samp che in 10 contro 10 è andata a caccia della vittoria e ci è voluta una paratona di Muslera su Ziegler e una traversa (tiro di Cassano) per salvare il pari. Poi due rigori per gli ospiti non concessi da un arbitro deludente: prima Muslera in ritardo ha steso con un pugno Pazzini costretto a lasciare il campo col naso fratturato e, qualche minuto più tardi, sempre l'arbitro di Schio ha ignorato un fallo inutile di Diakitè su Ziegler. È andata bene alla Lazio che ha avuto il coraggio nei minuti di recupero di costruire, grazie anche al tardivo ingresso di Lichsteiner, due occasioni colossali: prima Zarate ha liberato il sinistro di Cruz che, però, ha tirato fiaccamente sulle mani di Castellazzi. Pochi secondi e il portiere doriano ha bloccato con una parata plastica il colpo di testa ravvicinato di Mauri. Il fischio finale ha certificato il pari, gli errori di Orsato, la modestia di una Lazio che deve cominiciare a rivedere gli obiettivi iniziali. Un'altra delusione per i trentamila dell'Olimpico perché la banda di Ballardini ha confermato i difetti congeniti emersi in questi primi due mesi di campionato. Si segna poco, sette gol in otto partite, si fa una fatica terribile all'Olimpico quando c'è bisogno di qualità per andarsi a prendere le partite. A centrocampo non è bastato il rientro di Brocchi perché Palombo e Poli hanno spesso avuto la meglio sui dirimpettai e così Matuzalem, dopo aver giocato una partita straordinaria, si è dovuto arrendere alla stanchezza. Ora c'è il Villarreal, giovedì sempre all'Olimpico, e non è un vantaggio per provare ad andare avanti in Europa League; poi, la trasferta di Bari. Serve la reazione del gruppo perché si rischia di scivolare sempre più in basso.