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Un poker d'assi per il Sudafrica

Marcello Lippi

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La compattezza del gruppo, e va bene. L'esperienza, la sapienza tattica, la capacità di soffrire, tutti fattori che hanno un loro peso non indifferente, magari un tecnico abile e carismatico. Ma per vincere un campionato del mondo, la storia lo insegna, quasi puntualmente ci vuole uno di quei giocatori che, alla fine, sono in corsa per la designazione a MVP, Most Valuable Player, il fuoriclasse, cioè, capace di produrre la differenza nei momenti decisivi. Ne sono ricchi gli almanacchi, di questi personaggi emblematici, vale la pena di ricordare come in Spagna a contendersi l'alloro del più bravo fossero rimasti infine due azzurri, Paolo Rossi premiato per i gol, Bruno Conti per l'espressione di talento puro da tutti riconosciuto. Per questo è abbastanza singolare che l'Italia si avvii verso l'avventura sudafricana con un autentico poker d'assi destinato a guardare l'evento dalla poltrona del salotto, attraverso la TV. Beato Marcello Lippi che di così imponente schiera di campioni pensa di poter fare a meno. Anche se, va ammesso, in qualche caso le decisioni del tecnico non possono incidere più di tanto. Procedendo per ruolo, il primo a reclamare la ribalta è Alessandro Nesta, volontaria la sua scelta dell'addio. Condizionata, però, da un momento nero che aveva visto il romano sfiorare la depressione, per gli infortuni e poi per quei persistenti dolori alla schiena infine risolti attraverso mesi di dubbi e anche di sofferenze. Non essendo in circolazione un italiano più forte di lui nel ruolo di centrale, un'operazione di recupero dovrebbe essere almeno tentata con convinzione. Una volta ritrovata la salute, lo stato di forma strepitoso testimoniato pur nel contesto degli attuali disagi del Milan, potrebbero indurlo a cambiare idea e assicurare così alla squadra un apporto di limpida classe, quella della quale ogni reparto avverte l'esigenza. Tra centrocampo e attacco ondeggia il miglior giocatore, con De Rossi, della passata stagione, anche se attualmente la condizione fisica è penalizzata da stop ricorrenti. Alessandro Del Piero non è mai stato al vertice delle simpatie di Lippi, riserve di ordine tattico anche se nella Juve dello scorso anno l'utilizzazione tra fascia sinistra e movimenti a ridosso delle punte avevano trovato uno straordinario interprete. Del Piero ha tutte le chance di ripresentarsi in buona condizione con l'avanzare della stagione, ignorarlo diverrebbe quasi impossibile se la sua squadra tornasse ad utilizzarlo a tempo pieno, o almeno assicurandogli ampi ritagli di spazio. Per Antonio Cassano, nel cuore di tutti gli italiani meno uno, tra addetti ai lavori e tifosi, il discorso diventa più complicato. Se Lippi aveva lasciato fuori al Mondiale tedesco Christian Panucci, si intuisce quanto possa essere difficile dar fronte alle scelte puramente umorali del timoniere, anche se non si può escludere che ulteriori riflessi del campionato pretendano una scelta non soltanto popolare, ma sicuramente ispirata. Ultimo di questo poker, sempre in riferimento alle posizioni in campo, è Francesco Totti: lui sì agevolato, sempre che abbia voglia di chiedere a se stesso ulteriori sacrifici dopo quelli dell'ultimo trionfo iridato, da un legame di stima e di affetto che Lippi, ricambiato, non ha mai negato. Nel caso del capitano romanista, facile ipotizzare che la scelta sarebbe delegata al giocatore. Lippi, almeno con lui, proverà ad elevare il tasso di qualità di una Nazionale talvolta vincente, ma finora mediocre.

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