Un movimento da riformare in quattro mosse
Nonsarei intervenuto sull'argomento se non fosse forte in me la convinzione che si farebbe il bene della disciplina se tutti vestissimo i panni dell'umiltà, disposti quindi ad accettare le ragioni e i contributi di altri e nutrendosi, ognuno, di un sentimento d'autentica passione per l'atletica. È chiaro che le soluzioni, secondo il mio angolo di lettura, riguardano la componente tecnica della Federazione, intendendo per essa il complesso di scelte tese alla crescita culturale dei tecnici allenatori-educatori dopo un lungo ventennio di oscurantismo, che nella dialettica e nell'informazione ha privilegiato più l'aridità della teoria che la filosofia della pratica. In tale ambito, sarebbe necessario muoversi su più fronti e su vari piani di confronto. In primo luogo, separando i due campi di attività, quello affrontato dagli attuali tecnici responsabili di settore e riguardante atti e fatti correnti, e l'altro, volto ad attivare un gruppo di tecnici provvisti di consolidate capacità professionali e quindi in condizione di realizzare il «nuovo», considerato che sino ad ora di novità non v'è traccia. In secondo luogo, formando un gruppo di tecnici specialisti con un corso annuale residenziale da organizzare nella Scuola nazionale di Formia - per decenni, in passato, vero centro culturale per la disciplina atletica, e non solo per essa - con l'obiettivo di costituire in tre anni un gruppo di 100 tecnici retribuiti da distribuire nelle regioni secondo una nuova strategia educativa. Con tale impostazione si realizzerebbe un corretto programma di decentramento, preparando le forze nuove docenti ai Corsi regionali di primo livello, punto di forza per rilanciare la nuova strategia educativa, basata sulla valorizzazione degli educandi piuttosto che sulla soddisfazione egoistica dei tecnici e dei dirigenti. Logica conseguenza, di tale atteggiamento, sarebbe rivedere i contenuti di questi corsi in stretto accordo con gli organismi territoriali. In terzo luogo, rivedendo la formula del campionato di società, abbandonando i confronti tra squadre, che sviliscono l'atletica di qualità, che è esaltazione dell'individualità, sostituendoli con campionati di specialità. Infine, aggiornando il rapporto con i gruppi sportivi militari, determinanti in un ruolo che è di natura pubblica, e agendo nei loro confronti come organismo tecnico. Tutto ciò, sempre che la premessa sia condivisa, e che venga dato spazio al confronto. Carlo Vittori