Il sindaco bambino dà lezioni di inciviltà
Ve la ricordate mamma Cecchi Gori, le chiome bianche e il tailleur Chanel viola, che lì, nel bel mezzo della tribuna autorità dell'Artemio Franchi, a Firenze, fa il gesto dell'ombrello ai tifosi laziali in lacrime per un gol di Batistuta che costa loro lo scudetto? Sono passati un bel po' di anni e lei, poverina, non c'è più. Suo figlio non può più mettere piede in quello stadio. La Fiorentina è scomparsa dal calcio che conta ma poi ce l'hanno riportata per decreto, sotto mentite spoglie. Ci sono un nuovo presidente, sia pur dimissionario, e un sindaco ragazzino. La Lazio non è più una «grande» che suscita sentimenti di rivalità. Insomma, tutto è talmente cambiato che ti aspetteresti un altro clima, un altro stile, un fair play da «terzo tempo». E invece... paf! Arrivano i romani, arriva Lotito e la capitale dell'arte e della moda - «della civiltà», come ha freudianamente rivendicato il sindaco ragazzino di cui sopra - cede di schianto agli impulsi xenofobi di sempre. Basta un gol-fantasma non concesso per scatenare la tribuna degli ottimati fiorentini. Lotito è subissato di insulti, ma neppure i giornalisti in trasferta, sulla vicina tribuna stampa, vengono risparmiati. «Romani! Ladri! Fascisti!». Dopo mezz'ora di questa dimostrazione di civiltà si sfolla, sperando che sia finita. Ma a Firenze c'è chi al famoso «terzo tempo» non intende rinunciare, almeno non quando a portarsi via un pareggio immeritato è una squadra, appunto, di «fascisti» come la Lazio. E così, non avendo potuto fargli il gesto dell'ombrello durante la partita, il sindaco ragazzino aspetta al varco il presidente-ospite e gli rifila un cazziatone che neppure ai notabili del Pd cittadino. E subito dopo, non contento dell'ovvia reazione, dirama un comunicato anti-Lotito «in nome della civiltà». Adesso capisco perché Della Valle, che è marchigiano, vuole andarsene. Aridatece mamma Cecchi Gori!...