Quei piloti finti messi in crisi da una pista vera
ASuzuka i guard rail sono fatti di acciaio e non di elettroni, e siccome si trovano vicinissimi all'asfalto anziché a distanza siderale come quelli delle piste-Mickey Mouse che si costruiscono adesso, eccoci qui a ringraziare Santa Pupa per aver risparmiato la vita a cinque - e sottolineo cinque - bamboccioni iscritti a quell'ormai celebre Festival del Somaro che è il Mondiale 2009. Quando leggerete questo articolo è molto probabile che sappiate già chi ha vinto il Gp del Giappone (in programma alle 7 di stamattina) e se Jenson Button, detto il Lumaca, ha conquistato in anticipo il titolo iridato o se il suo acerrimo nemico-amico, Rubens Barrichello, detto il Pensionato, può ancora coltivare la speranza di soffiarglielo in extremis. Ma il risultato della corsa di Suzuka, quale che sia (o sia stato, a seconda dell'ora in cui state leggendo queste righe), non potrà cambiare lo sconfortante senso di mediocrità e inadeguatezza globali che spira da questa disgraziata stagione, distrutta prima ancora di cominciare dai giochini con i quali la Fia di Mosley ha fatto sì che si corresse con due regolamenti, quello che per mezzo campionato ha inchiodato gli onesti nelle retrovie, permettendo ai furbi di mettere al sicuro il bottino prima di doverselo guadagnare ad armi pari. Anche in Giappone, che è ormai una delle patrie storiche dell'automobilismo sportivo, è parsa urgente la necessità di procedere a una vera e propria rifondazione di questa F1, che chi ha il compito di gestirla continua a stravolgere per tutelare i propri interessi commerciali. La pericolosità di Suzuka è infatti l'ennesimo lampante esempio del doppiopesismo della coppia Mosley-Ecclestone, i quali, dopo aver perseguitato per anni i proprietari di Monza, Silverstone e altri circuiti «storici» non allineati, minacciando di espropriarli del gran premio se non avessero eliminato la loro pericolosità a forza di lavori miliardari, hanno tollerato che gli amici giapponesi riproponessero lo stesso micidiale tracciato di sempre, forse persino peggiorato dall'innalzamento dei cordoli: altissime velocità e niente vie di fuga. Il prossimo presidente della Fia, Jean Todt, avrà davvero un sacco da fare.