Necessario il sorteggio integrale
Aprendere per buoni i voti assegnati agli arbitri dai quotidiani sportivi, la sesta giornata di campionato è stata una specie di Waterloo per la nostra classe arbitrale. Si sono salvati soltanto Brighi, facilitato nella direzione di Milan-Bari dalla sorprendente superiorità dei pugliesi, e Bergonzi, che ha diretto bene Lazio-Palermo. I troppi errori stanno determinando una sempre più insistente richiesta di impiego della tecnologia ma su questo fronte non mi trovo molto allineato. La maggior parte degli errori riguardano l'applicazione della regola del fuori gioco sulla quale la tecnologia può ben poco perché una volta che l'arbitro ha fischiato un fuori gioco inesistente non c'è più la possibilità di riparare. Sono tiepido anche sulla vicenda dei gol fantasma perché sono situazioni che si presentano non più di 3-4 volte in un campionato, una percentuale troppo modesta per giustificare l'impiego di costose attrezzature e forse anche degli arbitri di porta. Rimangono scoperti due importanti aspetti. Il primo riguarda la qualità dei nostri arbitri, il secondo il sistema di designazione. Sulla qualità temo ci sia poco da fare se non invocare una maggiore e più severa selezione. Dove invece c'è molto da fare è sui criteri di designazione. Purtroppo la nostra è una repubblica basata sul sospetto per cui pare non si possa designare un arbitro di Milano o di Roma per dirigere Roma-Milan. E' un grosso limite non tanto del nostro calcio, ma del nostro paese ma bisognerebbe alleggerire questo vincolo limitandolo a pochi casi senza ricorrere alla casistica che tende ad escludere dalla direzione di una squadra un arbitro che abbia commesso ai suoi danni un grande errore. E' interessante ricordare che gli arbitri più importanti della nostra storia calcistica sono stati, prima di Collina di Viareggio, Jonni di Macerata, Lo Bello di Siracusa ed Agnolin di Bassano del Grappa, che hanno avuto la fortuna professionale di essere nati in città di minore importanza calcistica. La madre naturale della sudditanza è la designazione. Per anni c'è stata la tendenza a mantenere delle liste di proscrizione per cui un arbitro come Agnolin è stato per due anni tenuto distante dalla Juve. L'arbitro, che naturalmente è un ambizioso, non vuole correre il rischio di non essere designato per le partite delle squadre più importanti, di qui la naturale ed umana tendenza a proteggerle. Come rimediare? Semplice, adottando un sorteggio completo, senza troppi vincoli, eliminando o retrocedendo gli arbitri che sbagliano troppo. Nelle prime sei giornate di questo campionato sono già stati impiegati 28 arbitri, troppi. Il famoso «manuale Cencelli» (le partite più difficili agli arbitri ritenuti più bravi) non ha funzionato. Poiché gli arbitri in attività ce li dobbiamo tenere, mettiamoli almeno nelle migliori condizioni possibili e mandiamoli in pensione (non per limiti di età ma per insufficienza) appena ci accorgiamo che non sono recuperabili.