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Roma, mille e una notte

Roma esulta per la vittoria

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La Roma dei romani: quelli veri. È la vittoria di Ranieri, inflessibile sulla sue scelte, ma anche di Totti e De Rossi e di tutta la Roma. Serviva una scossa, un segnale? Eccolo, bello grosso, limpido come il successo nettissimo contro la Fiorentina di Prandelli. Mille vittorie sul tabellino ufficiale della società giallorossa che ritrova un sorriso nonostante le contestazioni della «sua» curva. La Roma c'è, è viva e il peggio sembra essere alle spalle. Ranieri ha trovato la strada giusta per rimettere in piedi un gruppo già dato per finito: non era così. La prima novità della serata era già annunciata: non c'è Mexes nella lista dei giocatori che scendono in campo. Il francese, prima vittima della cura Ranieri, paga probabilmente qualche distrazione di troppo in questo avvio di stagione. È chiaro come il nuovo tecnico non abbia intenzione di fare prigionieri e le parole del pre-gara su Tottti stanno lì a dimostrarlo. Il capitano però è uno che parla poco e risponde al suo nuovo condottiero sul campo. Doppietta e timbro clamoroso sulla terza rete giallorossa che porta la firma, guarda caso, del suo erede naturale: De Rossi. È un'altra Roma, eppure Ranieri non sembra aver inventato granché. È praticamente una squadra sulla falsariga di quella messa in campo da Spalletti, anche se tutto è semplificato al massimo. Ci sono i due esterni che partono larghissimi, c'è Perrotta che s'inserisce da dietro e Totti che fa tandem con Vucinic lì davanti. No, semmai il lavoro vero del nuovo tecnico giallorosso si è sviluppato sull'atteggiamento della squadra, sulla testa, sul famoso «dubbio» caratteriale preoccupazione della vigilia. La Roma sembra aver capito e ha dato sul campo la risposta attesa dall'allenatore che finalmente ha preso in mano il bandolo della matassa. È questa la direzione in cui lavorare e quella vista in campo contro la Fiorentina è la base da cui ripartire per fondare la Roma del futuro attorno a un Totti formato stellare a un De Rossi infinito. E non è un caso se porta proprio la firma dei due romani il successo nettissimo contro la Fiorentina dell'ex Prandelli: uno che sa benissimo quanto sia difficile uscire dal pantano romanista quando le cose si mettono male. Il capitano prima realizza il rigore concesso per il tocco di mano di Gamberini (gran cosa di Vucinic), poi mette il secondo sigillo al termine di un'azione convulsa in area viola. Quindi chiude il triangolo, meraviglioso, partito dai piedi di De Rossi e chiuso in rete proprio dall'imperioso stacco di testa del centrocampista giallorosso per il 3-0. Ma non è tutto, perchè oltre al tredicesimo gol stagionale (181esimo in campionato, 233esimo in carriera), Totti dimostra di essere l'uomo in grado di fare la differenza. Ed è forse vero che «anche i sassi sanno che va incontro alla palla», ma quando gioca così pure le pietre vanno in confusione. Il bilancio non può che essere positivo, perché detto dei romani, è tutta la Roma a convincere: una squadra ritrovata che finalmente ha riacquisito quella consapevolezza necessaria per tornare a sognare. Bene anche i giovani, inizialmente messi in disparte da Ranieri: Okaka e Faty sono così diversi fisicamente, eppure così egualmente affamati. Bene. E sarebbe stato tutto perfetto se non fosse per quella sbavatura finale che ha regalato ai viola il gol della bandiera (solito Gilardino): esattamente dopo otto minuti dall'ingresso di Mexes... Della serie: la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo.

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