Caso-Renault, la resa dei conti
Parigi, Place de la Concorde. Il tempo passato quest'anno dai protagonisti della Formula Uno nelle stanze del Consiglio Mondiale della Fia è inversamente proporzionale all'interesse per l'annata sportiva del Circus. Mentre i carneadi Button e Webber si battevano per il titolo, i 26 consiglieri della Federazione si sono riuniti per decidere prima del pasticcio diffusori, poi del sorpasso «vietato» di Hamilton a Trulli, ancora dopo del «budget cap» di Mosley e infine, oggi, del «Renault-gate». E mentre il risultato delle corse resta sub judice, in attesa che i vari tribunali sportivi sconvolgano le classifiche, la credibilità della massima categoria dell'automobilismo subisce scossoni sempre più violenti. Basti pensare a quello che accadrà stamattina. Secondo le ultime indiscrezioni, a pagare per quanto successo nel Gp di Singapore del 2008 resteranno solo il team manager Flavio Briatore e il direttore tecnico Pat Symonds, che a Parigi neanche ci saranno perché, essendosi dimessi dalla Renault, non sono obbligati a comparire nonostante l'invito della Fia. Se il teorema di Piquet jr dovesse essere preso per buono, come l'annunciata accettazione del verdetto da parte della Renault lascia presagire, al pilota - «braccio armato» dei «mandanti» Briatore e Symonds - è stata già garantita l'immunità. Come probabilmente ne uscirà pulito anche Fernando Alonso, che a Parigi ci sarà, ma è stato convocato solo in quanto testimone. La Fia avrebbe creduto alla sua buona fede, e così lo spagnolo potrà tranquillamente convolare a nozze con la Ferrari per la stagione 2010. Il team, invece, avendo sacrificato Briatore in omaggio a Mosley, se la dovrebbe cavare con la cancellazione dei punti conquistati quest'anno nella classifica costruttori e con una multa che potrebbe aggirarsi intorno ai 30 milioni di euro. Che non sono pochi, ma certamente non un colpo durissimo per chi ogni anno ne investe in Formula Uno un paio di centinaia. Si va verso l'amnistia, insomma, nonostante nel mondo delle corse siano in tanti a chiedere pene esemplari per quello che viene considerato il peggior scandalo della storia del Circus. E visto che a ottobre si sceglie il nuovo presidente della Federazione, uno dei candidati alla poltrona di Mosley, il finlandese ex rallysta Ari Vatanen, ne approfitta per dare la sua ricetta contro simili «pasticciacci»: «Per decidere su casi come questi - spiega - ci vorrebbe un organo assolutamente indipendente. Nel Consiglio attuale ogni membro ha degli interessi particolari nello sport». Basterà per ridare credibilità alla Formula Uno? Improbabile, soprattutto considerando che difficilmente Vatanen vincerà le elezioni. L'avversario Jean Todt è strafavorito. Ed è, guarda caso, vicinissimo a Mosley.