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Fa sempre effetto quando nel pieno della vigoria fisica e della curiosità mentale di chi ha di fronte a sé tutta una vita, a soli 22 anni, una atleta dice: basta, smetto.

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L'intervistaal quotidiano Le Parisien della giovane campionessa francese racconta il cammino di questa scelta: «È avvenuto poco a poco. Non è stata una scelta facile, ma non è nemmeno un colpo di testa. È avvenuto tutto dolcemente». Forse anche perché c'è di mezzo una maternità. Per una donna che fa sport non è certo un ostacolo - basta ricordare cosa è accaduto alla tennista belga Kim Clijster agli ultimi Us Open - ma se hai la testa da un'altra parte, diventa un bel modo - il più bello in assoluto - per cambiare vita. Già, cambiare vita. E Laure, la diavoletta delle piscine, come l'ha sempre chiamata il suo collega e decano del nuoto mondiale, Max Rosolino, ha sempre avuto il bisogno quasi bulimico di andar oltre, guardare più in là, non fermarsi. Un'ansia di vivere che spesso l'ha mal consigliata, allontanando il suo talento dai podi di tutte le piscine del mondo. Solo due anni fa era una certezza, una bella ragazza sana che scappava via sull'acqua come capita solo ai fenomeni. Aveva l'amore, l'italiano Marin, aveva - come si dice erroneamente in questi casi - tutto. Invece la Manaudou era in cerca. Di emozioni, sollecitazioni, stimoli per la sua testa complessa, afflitta spesso da idee sconvenienti. Come quella di seguire Marin in Italia. Una scelta pagata con una separazione, prima fisica e poi concreta da quello che era il suo fidanzato. Da allora, una corsa senza rotta, senza meta. Le Olimpiadi di Pechino che la accolsero strafavorita e la rimandarono a casa con un 7° e un 8° posto. Lei che cinque anni fa, poco più che adolescente, aveva regnato indiscussa ad Atene nei 400 stile libero, a piangere e disperarsi. Poi, in un percorso che evidentemente non è isolato, la scemenze di chi non è ancora maturo: posare nuda su internet, non considerando come la cosa potesse diventare la notizia dei mass media di tutto il mondo. Così, a forza di tentativi e prove, un pensiero che s'è fatto largo - come dice la stessa Laure - dolcemente: prendersi una pausa. Ecco allora l'anno sabbatico, come piace dire a molti. Niente più piscine, niente più allenamenti. Nel frattempo, in questo anno senz'acqua, la sua nemica sportiva, diventava antagonista amorosa: certo, con lui era tutto finito, ma vederli insieme Federica Pellegrini e Luca Marin fece effetto a tutti, figuriamoci a Laure. Che però, con una serenità forse inconscia, ma determinata, non scelse altri eccessi. Eccola allora spettatrice sportiva al Foro Italico, due mesi fa, quando Federica, la sua avversaria, diventava una star irraggiungibile. Chi conosce bene Laure Manaudou è convinto: vedere l'italiana sbriciolare record del mondo con il sorriso di chi sa di essere la più forte, ha accelerato la pratica. Perché lei, con orgoglio francese, non nuotava mai per arrivare seconda. E come tutti quelli che non sopportano il gradino più basso del podio, s'è interrogata: se non raggiungo più Federica, meglio smettere. Tuttavia, in mezzo a tante teorie, a tante storie, a tante ricostruzioni vere o verosimili, piace immaginare che la realtà possa essere un po' più semplice. Vale a dire che una ragazza di 22 anni, con una nuova vita in grembo, possa immaginare che la piscina non sia tutto. 50 metri divisi dalle corsie possono diventare una gabbia, un'ossessione, un peso, qualcosa da cui scappare. E se serenamente mollare significa star meglio, pensando al figlio che verrà, a una vita da vivere fuori dall'acqua, meglio per lei. Auguri Laure: che insieme a tuo figlio, possa rinascere anche te, campionessa fenomenale e sensibile, veloce in piscina e nelle scelte importanti della tua vita.

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