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Totti: "Il contratto me lo merito"

Francesco Totti (Foto Gmt)

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Parola a Francesco Totti. Il contratto prossimo alla firma che a qualcuno sta andando di traverso, i rapporti con la società, Spalletti e De Rossi, la nazionale: il capitano prova a spegnere le critiche che stavolta gli arrivano da dentro «casa» sua. Roma lo discute, lui si sente ferito e risponde con parole dure e mirate. «È un momento abbastanza difficile - attacca Totti in un'intervista a Sky Tg 24 - avendo fatto 18 anni di professionismo, ne so qualcosa. L'unico modo per uscire da questi momenti è fare risultato». Poi va dritto al punto: il rinnovo di contratto che, secondo qualcuno, stride con la situazione economica della società. «Quello che ho fatto per la Roma è difficile da ripetere per un altro giocatore. Il contratto che mi stanno facendo me lo sono guadagnato. Se avessi pensato ai soldi, me ne sarei andato a 26 anni quando mi volevano il Barcellona e il Real Madrid: avrei guadagnato il doppio di adesso. È un fatto di cuore. Solo per questo dovrebbero rispettarmi. Non ci sono figli, figliastri, sorelle, fratelli. Quando ci sono i soldi di mezzo, non si guarda in faccia a nessuno. Se la società ritiene opportuno farmi questo rinnovo, a me non interessa che per qualcuno sia troppo oneroso. C'è stato un momento in cui se il presidente Sensi non mi avesse fatto il contratto, sarebbe successa l'ira di Dio. Ora che me lo vuole fare, la gente pensa il contrario. Si mettessero d'accordo. O rimango o non rimango. Cosa vogliono? Questo non si sa». Tra le accuse mosse al capitano, l'eccessiva vicinanza alla società in un momento di contestazione generale. «Sappiamo tutti - prosegue - quali sono i problemi reali. Questo è il mercato che poteva fare la Roma. Poi se un giorno dovesse arrivare un imprenditore che ha i soldi, Rosella è la prima a vendere. Ci saranno altre cessioni importanti? Non lo so, se dovessero vendere altri giocatori mi dispiacerebbe. Ma se ci sono problemi qualcosa si dovrà anche fare». Totti ha provato a dare un contributo anche nell'ultima campagna acquisti. «A Roma dicono che non arriva un attaccante perché io non lo voglio. Invece il signor Totti da sei o sette anni a questa parte ha chiamato Buffon, Cannavaro, Mutu, Gilardino, Pizarro, Ibrahimovic e, venti giorni fa, Toni: non è venuto per problemi economici. Io mi metto a disposizione della società ma non faccio il mercato, o mando via gli allenatori, o qualche dirigente, o faccio a botte con qualche giocatore. Se devono trovare l'attore principale per rompergli le scatole, il mio nome lo mettono sempre in mezzo». Capitolo Spalletti. «Mi dispiace tanto che sia andato via, perché con lui ho passato quattro anni indimenticabili. È una grande persona che ha fatto una scelta di vita rispettabilissima. Non so se abbia avuto qualcosa in meno dalla società rispetto a quello che voleva. Il gruppo gli portava rispetto. Quando non si sanno le cose è meglio stare zitti. Il mio rapporto con lui è stato bellissimo e andava al di là del campo. Ma qualcuno vuole rovinarlo. Mi dispiace anche sentire voci infondate su me e De Rossi. Ora dicono che siamo "menati": vorrei sapere chi le racconta queste cose.   Posso guardarlo a viso aperto e spiegargli la verità, invece di andare in giro a dire cazzate...». Sulla nazionale, un passo indietro piuttosto deciso. Il capitano giallorosso si augura che «possa andare il prima possibile al Mondiale perché lo merita. Mi vedo in questo gruppo? No». Chiusura su Ranieri e il nuovo stadio. «Il mister è la persona giusta in questo momento. Ci trasmetterà la voglia che ha dentro. Nello stadio nuovo spero di giocarci. Servono quattro cinque anni per costruirlo? Allora ci farò la partita d'addio. Così qualcuno sarà contento».

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