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Niente sogni meglio puntare al pareggio

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Peroltre un mese ci siamo goduti la Supercoppa e poi, nelle ultime due settimane, anche il primato in classifica e il +6 sulla Roma. Ci siamo permessi l'inconsueto lusso di superare i romanisti sul loro stesso terreno, raccogliendo più abbonati e più entusiasmo. E ce ne siamo giustamente fregati degli anti-lotitiani che infestano l'etere romano, convinti, anzi, che più descrivono la nostra squadra come un ammasso di pippe destinato al massacro più portano bene. Da stasera, però, si fa sul serio e allora bisogna chiarire a noi stessi, con grande onestà, quali obiettivi è sensato chiedere ai nostri beniamini di inseguire. Operazione che richiede una breve ma oggettiva disamina della situazione. Quanto è accaduto sinora ci ha detto le seguenti cose: 1) Mettendo Ballardini al posto di Delio Rossi la Lazio 2009-2010 ha eliminato i due principali difetti che l'anno scorso la condannarono al decimo posto: la mancanza di spirito di gruppo e la sfiga; 2) La Lazio ha finalmente quel portiere vero che le mancava dai tempi di Peruzzi; 3) Zarate è un fuoriclasse di livello mondiale; 4) Cruz è un ottimo acquisto e completa un attacco molto forte; 5) A centrocampo, nonostante l'inatteso recupero di Baronio, la Lazio ha gli uomini contati; 6) La cessione di Rozenhal ha ulteriormente indebolito il già carente reparto difensivo. Sei punti che, pur dando per scontato che Lotito riparerà a gennaio agli errori commessi in campagna acquisti, secondo me non ci autorizzano a sognare di far meglio che arrivare fra il quarto e il sesto posto, naturalmente vincendo entrambi i derby e finendo sopra alla Roma (che però, oltre a essere tecnicamente più dotata di noi, spingendo Spalletti alle dimissioni s'è liberata della palla al piede che la frenava). Per cui dico che stasera contro la Juve e i poteri forti che la spalleggiano – dal Palazzo alla grande stampa sportiva del Nord – sarebbe da pazzi covare illusioni e giocare per vincere. Io punterei spudoratamente allo 0-0 e non rischierei Zarate, tenendolo in serbo per le partite che, quelle sì, bisognerà vincere per arrivare dove possiamo e vogliamo.

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