Golden Gala in crisi Si dimette il direttore
Unicobiglietto da visita di rilievo di cui disponga attualmente la Federazione italiana di atletica, il Golden Gala perde il suo pezzo più importante. Luigi D'Onofrio, da quindici stagioni direttore del meeting internazionale, ha rassegnato le dimissioni dall'incarico. Alla base della decisione, si legge nella nota diramata dal diretto interessato, delegittimazioni del ruolo da parte della dirigenza federale e completa difformità di vedute circa la futura gestione del meeting. Per inquadrare meglio la vicenda, sarà opportuno ricordare come la più importante manifestazione organizzata sul territorio italiano sia da cinque anni, per eccellenza di risultati e qualità organizzative, ai vertici delle classifiche internazionali. Il piazzamento, considerato che l'evento romano dispone di un bilancio finanziario tre-quattro volte inferiore rispetto a quello gestito dai principali meeting continentali, è sorprendente, ed è comunque l'esito di un'innegabile capacità nella gestione dei complessi ed esosi meccanismi che vedono protagonisti, prima ancora che gli atleti e le federazioni, gli organizzatori e i procuratori degli atleti. Dinanzi alla bontà del risultato, contravvenendo alle regole che suggeriscono come sia da imprevidenti cambiare la squadra vincente, la FIDAL si è mossa in direzione del tutto opposta, raggiungendo, in uno, tre edificanti risultati: aver dimostrato l'incapacità di gestire con intelligenza ruoli e componenti, magari contrapposti, della struttura federale, essersi privata di una preziosa risorsa professionale, ed aver aggiunto un ulteriore carico alle polemiche nate nei tempi recenti alla luce degli esiti scadenti registrati ai Mondiali di Berlino. Il futuro del Golden Gala è ora appeso ai destini del nuovo, pletorico circuito di meeting, la Diamonds League, in programma dalla prossima stagione. D'Onofrio aveva più volte manifestato i rischi legati alla nuova avventura organizzativa. Per pochezza di provvidenze finanziarie, e recitando in partenza un ruolo da comprimaria - pur in presenza di forti garanzie offerte a 360 gradi, pro-atletica, dall'Amministrazione capitolina - la manifestazione romana rischia di finire anche peggio. Basti considerare che è schiacciata in una data, il 10 giugno, che è l'esatto giorno di vigilia dell'inaugurazione della Coppa del mondo di calcio, e l'immediata antivigilia del meeting di New York.