Fisichella: "Era il sogno della mia vita"
La realizzazione di un sogno sta tutta in una maglietta e in un cappellino. Rossi. Di quel rosso unico e irripetibile che colora la Ferrari. Che Giancarlo Fisichella sia un pilota del Cavallino rampante e che si tratti non di un sogno in corso ma di un sogno realizzato lo dimostra il suo ingresso a Fiorano: in jeans, scarpe comode, t-shirt e berrettino con le insegne di Maranello. L'espressione modesta di sempre, mai guascona, ma col sorriso di chi sa di essere entrato nella storia quando non ci sperava più. A 36 anni (è nato a Roma il 14 gennaio 1973), si presenta alla stampa per la prima volta dopo il clamoroso approdo alla corte di Montezemolo, seguito come succede solo nelle favole a un passaggio in Force India che sembrava preludere a un mesto finale di carriera, senza che fosse riuscito a coronare il sogno: correre per la Ferrari, con i colori della nazionale italiana, con la macchina che è l'icona della F1. Il tono è garbato, sereno, sicuro di sè, non strafottente. «Il sogno è realizzato - dice, ricordando quando nel '95 fesce un test-premio con la Ferrari proprio a Fiorano - e ora la sfida non è semplice. Ricomincio da capo, con macchina nuova, squadra nuova, volante nuovo. Ho trovato a Maranello un'atmosfera gioiosa. E so che a Monza potrò contare su due potenze che prima non avevo. Il kers, 70-80 cavalli in più che si è visto quanto mi siano mancati domenica scorsa a Spa, e l'entusiasmo dei tifosi. Devo dire grazie a Montezemolo, che mi ha scelto personalmente, a Domenicali, alla Ferrari di questa possibilità. Devo ripagarli tutti con risultati all'altezza di un pilota della mia esperienza. Punti a sufficienza perchè la Ferrari resti terza nel mondiale piloti. Poi, stando coi piedi per terra, se vengono i podi e le vittorie è tutto di guadagnato. Da venerdì, dopo l'emozione, abbasserò la visiera, metterò la prima, e sarò al 100%». La Force India lo ha lasciato andare dopo che il romano le ha donato i primi punti della breve storia del team, addirittura un secondo posto. Subito dopo, mercoledì, è arrivata la notizia dal suo manager Zanarini: «La Ferrari vuole trattare con noi». «Non ci potevo credere, non ho dormito la notte, ma non ne ho parlato con nessuno. Poco più di 24 ore dopo l'annuncio. È fatta. La prima persona cui l'ho detto è stata papà, il mio primo tifoso, quello che ogni tanto mi diceva: «Ma com'è che la Ferrari non ti chiama?». Il prossimo sogno è vincere in rosso. L'ultimo pilota a riuscirci, fu Michele Alboreto. Che storie che capitano nella vita: «Ero rassegnato, e invece è proprio vero che non bisogna mai dire mai». Gli altri piloti hanno gioito? Jarno Trulli l'ha chiamata? «A dire il vero, mi ha chiamato solo Barrichello. Siamo amici. Correvo con lui a 14 anni, quando ha vinto a Valencia l'ho festeggiato, lui ha ricambiato anche per la mia pole a Spa». E Raikkonen? Schumacher? «Non li ho sentiti. Kimi è un grande, un campione del mondo, sarà bello correre con lui. Michael lo vedrò domani a Vallelunga. So che ha dato parere favorevole al mio nome, è un grande piacere». E Felipe Massa? «Dopo la firma, con Domenicali lo abbiamo chiamato. Mi ha detto che è contentissimo, che sono la scelta giusta. Gli ho risposto che ovviamente mi dispiace di aver avuto questa possibilità per quello che gli è successo in Ungheria e che gli auguro di riprendersi in fretta. Quando vuole tornare, la macchina è sua, se la può riprendere. Spero di essere alla sua altezza e di fare i risultati che avrebbe fatto lui». E Luca Badoer? «Mi dispiace che non abbia potuto dimostrare quanto sia forte. Anche con lui correvo a 14 anni. A volte gli stavo davanti, altre mi batteva lui. È fortissimo. È stato giusto provare con lui, dopo la rinuncia di Schumi». Quest'altro anno potrebbe trovare Alonso come compagno di squadra: «Non so i programmi della Ferrari. So che sarò terzo pilota. Poi i miei risultati faranno decidere se resterò terzo pilota, o se passerò ad altri team. Dopo 14 anni e 226 Gp non potevo chiedere di più».