Una difficile transizione senza futuro

Secondoindole bonaria dell'italiano medio, un minimo di indulgenza induce a rifugiarsi nel celebrato dilemma del bicchiere. A stabilire, cioè, se si debba conservare l'immagine di quell'allucinante primo tempo di Tbilisi, oppure guardare alla classifica del girone. Che almeno un piccolo conforto lo offre: la situazione non si è modificata, ma l'Italia è a una tappa in meno dal traguardo con un virtuale vantaggio di quattro punti. Sempre, logicamente, che non riservino sorprese amare la Bulgaria, in campo mercoledì a Torino esaltata dal trionfo sul Montenegro e finora imbattuta, due vittorie e cinque pari, e perfino Cipro, vittima sacrificale dell'episodio conclusivo. Certo, aprirebbe prospettive drammatiche qualsiasi esito diverso dalla qualificazione diretta, quella che una benevola composizione del girone sembrava avere garantito. Marcello Lippi, tornato al timone dopo la sabbatica, e infelice, vacanza europea, avrà pure sbagliato qualcosina, lungo il cammino della qualificazione, ma ha anche l'alibi di trovarsi a gestire una scomoda transizione. La schiera degli eroi di Berlino si è in pratica dimezzata, e molti dei superstiti non sono all'altezza del rendimento di ventisei mesi fa. Le certezze: Buffon, De Rossi, Pirlo, mettiamoci pure, in spregio all'anagrafe, il mito Cannavaro e Camoranesi, magari Gilardino e anche Gattuso se tornerà in piena salute, forse Grosso. Vacillano antichi pilastri, da Zambrotta a Toni, a Materazzi, qualcuno come Totti, Nesta e Peruzzi si è chiamato fuori, lunga la lista dei «desaparecidos», da Zaccardo a Oddo (preferiti allora a Panucci), a Perrotta, a Inzaghi, a Barone, allo stesso Barzagli. Dai giovani non arrivano segnali esaltanti, Rossi in quegli schemi è totalmente smarrito, altri bravini a promettere la normalità, non la gloria. Si andrà in Sudafrica quasi siciramente, bene o male, ma non potremo sempre pretendere che sia la fortuna a prenderci per mano. Comunque Lippi non è il solo a preoccuparsi, tra i gestori di Nazionali illustri, Maradona riflette sulla possibile, inimmaginabile esclusione dal Mondiale della sua Argentina, ultima assenza a Messico '70, dopo gli schiaffi presi a Rosario per mano dell'odiato Brasile. Ma proprio a così tante migliaia di chilometri dobbiamo rivolgere lo sguardo, per trovare motivi di consolazione ai nostri dubbi, al disamore del quale il tifoso italiano non è responsabile?