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L'Italia dimenticata

Marcello Lippi

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Alimentato dalla perdita di due repubbliche, Abkhazia ed Ossezia del Sud, e tante vite umane, il revanscismo georgiano è l'ostacolo del giorno sulla strada degli azzurri di calcio verso Sudafrica 2010. Anche perché si somma al cinico disincanto italiano, denunciato alla vigilia della sfida di Tbilisi da Marcello Lippi con un triste «Di noi non frega niente a nessuno». A scatenare l'ira del ct è la solita settimana di avvicinamento contrassegnata da tante domande su Cassano e Mourinho e nessuna sul ritrovato modulo 4-4-2 della nazionale. «Si parla di tutto, ma non di come giochiamo...», aggiunge Lippi: e verrebbe voglia di dirgli che visti i precedenti più recenti a lui forse conviene così. Ma si rischia una di quelle liti che hanno preceduto i giorni di gloria del mondiale vinto in Germania. Al contrario, come sempre accade in un Paese che, seppur mutilato, esce dalla guerra, in Georgia il senso di appartenenza è al massimo. I colpi inferti dai russi di Putin pesano tremendamente sul morale. Inevitabile una rimonta dilagante del nazionalismo. È questo clima «caldo» (allo stadio oltre 60 mila spettatori annunciati) sottolineato dai grandi titoli sui giornali locali a creare agli azzurri qualche preoccupazione. Oltre alla legge dei grandi numeri: i georgiani non vincono una gara di qualificazione mondiale da quattro anni (batterono il Kazhakistan), non hanno mai battuto gli azzurri e «c'è il rischio che prima o poi in una gara si impongano», ammonisce Lippi. Che aggiunge: «Tra l'altro perdono sempre di misura, le gare dunque se le giocano: e la prova è nel fatto che il ct Cuper non è stato esonerato». Ecco, Cuper: uno ricordato nel campionato italiano per una sconfitta (5 maggio) ha guidato la Georgia nel più disastroso girone di qualificazione che i tifosi di qui ricordino. «Non sono il Brasile, è chiaro - osserva Lippi - ma è folle pensare che sia una gara facile. Noi dobbiamo fare quadrato, anche perché se dovessimo vincere e poi mercoledì a Torino con la Bulgaria praticamente avremmo il visto per il Sudafrica in tasca». Spiega, il ct, che il modulo 4-4-2 ritrovato non è figlio dell'assenza di un trequartista: «lo abbiamo sempre, magari parte dall'esterno: stavolta può essere Camoranesi o Marchionni, o magari Pirlo che arriva da dietro». Ed ammette che la formazione è quella già ipotizzata nei giorni scorsi, con Giuseppe Rossi e Iaquinta in avanti. Indicazioni confermate anche nell'allenamento di rifinitura a Tbilisi. La chiusura il ct la riserva ad uno dei temi che lo hanno innervosito in settimana: «Leggo che questa è l'Italjuve, ma non vi accorgete che quella bianconera è l'unica squadra a schierare molti giocatori italiani? Non mi riferisco solo all'Inter, per carità: anche le altre, a cominciare dalla Lazio, sono piene di stranieri. E questo per noi non va bene».

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