Ranieri torna a «casa» e rilancia la sfida
.«Complimenti a Spalletti, ma io porterò la mia filosofia diversa». Si presenta così il nuovo allenatore giallorosso che ieri ha firmato un contratto biennale. Percepirà uno stipendio lordo di 2,3 milioni di euro per la residua durata dell'attuale stagione e 3,7 per la prossima(100mila euro in più rispetto a Spalletti), premi esclusi. Abbronzato, sorridente, con qualche chilo in più rispetto alle ultime uscite pubbliche, Ranieri si siede accanto alla Sensi e risponde alle domande col piglio dell'allenatore navigato e per nulla spaventato dalla prossima avventura. È pronto a raccogliere l'eredità di Spalletti? «Con Luciano ci siamo salutati. Negli ultimi quattro anni ha fatto vedere uno dei più bei "calci" d'Europa. Adesso però cambiano la testa e le idee: io porterò il mio pragmatismo. Non posso dire che saremo spumeggianti come la squadra di Spalletti». A cosa può ambire la Roma? «Due stagioni fa era è arrivata a mezz'ora dallo scudetto, dobbiamo tornare a lottare per le prime posizioni. Si sono perse due partite purtroppo, ma il campionato è lungo. I tifosi meritano di stare in alto, lottare e sognare». Ha parlato i giocatori? «Ai ragazzi ho detto che non mi sarei mai aspettato di essere qui oggi. Dobbiamo reagire subito, già dalla prossima gara a Siena. Adesso la Roma deve risentirsi forte, possiamo competere con tutti. Ma niente promesse: parliamo coi fatti». Secondo lei, qual è stato il problema degli ultimi tempi? «Se c'è un cambio di allenatore è perché qualcosa non quadra. L'ambiente depresso e ha perso fiducia. Manca la voglia di reagire: bisogna svegliarsi». Cosa si aspetta da Totti? «Che faccia Totti. È immenso, ha fatto e farà grandi cose. Do grande considerazione al mio capitano, così sarà con lui. È un attaccante che segna e me servono i gol. Spalletti è stato bravissimo a sistemarlo lì». Vucinic e Menez le piacciono? «Mirko ha un alto livello tecnico, si esprime molto bene sulla fascia sinistra perché ama saltare l'uomo e rientrare. Menez lo conosco da prima arrivasse qui. Grande genio, ha mezzi incredibili, bisogna saperlo aspettare». La chiamata della Sensi è stata una sorpresa? «Due giorni fa pensavo a tutto tranne che alla Roma. È come risvegliarsi dopo un incidente e non capisci dove ti trovi». La convince il progetto della società? «"Paperon de' Paperoni" ce ne sono sempre meno, vengo dalla Juve che aveva perso campioni ma è riuscita a far quadrare i conti. È stato scritto che sono un aziendalista. Ma io se firmo, da quel momento mi sento partecipe. Quando stavo al Chelsea, non c'era una sterlina. Arrivammo in Champions senza spendere. Poi Abramovich comprò la società tre giorni prima che finisse in bancarotta». Ha un motto? «Non ci ho pensato. Io ho sempre detto: pane al pane, vino al vino». La Roma è una rivincita? «L'esperienza della Juve mi ha segnato. Ma non c'è rivalsa in me. Roma ti dà qualcosa in più. Sono nato in Curva Sud, andavo in trasferta per seguire la squadra, facevo parte del Dodicesimo Giallorosso. Sono andato via che si diceva: "La Roma non si discute, si ama". Noi dobbiamo accettare le critiche e operare bene. In questo primo giorno mi sembra di essere in una grande famiglia». Bentornato a casa.