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Spalletti: "Quattro anni stupendi"

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La delusione dell'allenatore della Roma Luciano Spalletti

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Dopo 4 anni, 2 mesi e 17 giorni il rapporto tra Spalletti e la Roma si è interrotto. A determinare la rottura la sconfitta con la Juve, ma anche l'insoddisfazione del tecnico per un inesistente calcio mercato a fronte della pressante richiesta di riuscire ugualmente ad entrare nelle prime quattro e conquistare i milioni della qualificazione in Champions che servono per autofinanziarsi. Inoltre, i problemi sorti con alcuni «senatori» di una squadra che non sentiva più sua e che, già alla vigilia della partita con la Juve, lo avrebbero spinto a pensare alla dimissioni in caso di sconfitta.  Poi, nel pomeriggio di ieri, gli sms ai giocatori più importanti e fedeli della rosa per ringraziarli e dirgli che lavorare con loro era stato un piacere. «È stata una mia decisione - ha detto a Skysport Spalletti – la migliore che potessi prendere per il rapporto che ho avuto con la Roma e soprattutto con la città di Roma. Sono convinto che ogni collega che avesse vissuto questo rapporto intenso e prodondo con l'ambiente come ho avuto io si sarebbe dimesso proprio come me. È chiaro che questi ultimi due risultati negativi hanno fatto un po' la differenza, ma credo che bisognava fare qualcosa di più e le responsabilità che ho sono chiuse tutte nel gesto che ho fatto». Spalletti era l'ultimo allenatore assunto da Franco Sensi. Alla faccia della scaramanzia a Roma arrivò venerdì 17 giugno 2005 e da allora si andati avanti per 1.537 giorni, nei quali ha messo insieme 2 Coppe Italia, 1 Supercoppa Italiana, 3 secondi posti consecutivi in campionato (record mai stabilito prima dalla Roma) e 2 piazzamenti nei quarti di Champions League. «Basta guardare i numeri per capire i risultati importanti che la squadra è riuscita a fare in questi quattro anni - continua Spalletti - Con noi Totti ha collezionato record e tanti gol e se non c'è coesione e intesa tra tutte le componenti del club è difficile riuscire a fare questi numeri che ci porteremo dietro per sempre. Tutto il resto sono discorsi fatti per perdere tempo. Di Roma mi porterò via molti bei ricordi: notti bellissime allo stadio, vittorie stupende come quelle di Lione e Madrid e l'altra col Chelsea in casa. Il rammarico è lo scudetto 2007-08 sfumato a poco dalla fine, anche se lì ci sarebbero cose da andare ad analizzare in profondità». Poi Spalletti dice la sua su Ranieri: «Essendo romano e romanista gli stanno a cuore le sorti della squadra e avrà visto che in queste due gare la Roma non ha giocato malissimo. Gli lascio una grande squadra». Ora lo vuole lo Zenit di San Pietroburgo e Spalletti, non a caso, ha chiesto l'autorizzazione agli organi competenenti di Coverciano per poter andare ad allenare all'estero. Ma lui dice: «Avrò più tempo per la mia famiglia. Andrò in giro per il mondo e mi fa piacere di aver ricevuto l'invito di Ferguson di andare a vederlo lavorare a Manchester». In attesa di una chiamata, resterà a Roma con la sua famiglia. Il ciclo di Spalletti è caratterizzato dall'intuizione del modulo 4-2-3-1 nell'emergenza a Genova. E dai record: le 11 vittorie consecutive messe insieme nel campionato 2005-06; gli 82 punti del 2007-08; i 36 di vantaggio sulla Lazio, le 24 vittorie totali e le 12 consecutive all'Olimpico dello stesso torneo. Una serie interrotta dall'1-1 col Livorno di quel maledetto sabato 19 aprile 2008 in cui Totti si rifece male al ginocchio e tutta Roma pensava all'arrivo di Soros. Sembra passato un secolo, invece è solo un anno e mezzo fa, quando il legame tra il tecnico e la società sembrava indissolubile.

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