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Michele Camaioni Ranieri sì, Ranieri no.

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Achi ne mette in risalto l'esperienza e il legame con Testaccio, si contrappongono i tanti che nutrono dubbi sul neotecnico giallorosso e sulle strategie della società guidata da Rosella Sensi. Che, agli occhi dei tifosi, restano nebulose e poco convincenti. «Non sono fiduciosa», commenta preoccupata Alessandra, 27 anni e quasi 80 trasferte sulle spalle («a Kosice abbiamo toccato il fondo»). «Ranieri va bene per tamponare la situazione, ma non risolverà da solo i problemi della Roma. Senza progetto e senza soldi non andiamo da nessuna parte. L'addio di Spalletti? Ha fatto bene: da tre mesi chiedeva una punta vera e gli hanno portato Zamblera». C'è un elemento tuttavia che gioca a favore di Ranieri: la sua romanità e la sua fede romanista. Cresciuto tra via della Piramide Cestia, l'oratorio di San Saba e la macelleria di papà Mario a piazza Testaccio, Ranieri è nato romanista e romanista è rimasto nel corso di una lunga carriera. «Conoscevo suo padre e sono contenta che sia lui il nuovo allenatore della Roma», racconta Elisabetta dal bancone del negozio di pasta all'uovo dietro piazza Testaccio. «Meglio lui di Mancini o di Mazzarri», dice Roberto, che di mestiere fa il fotografo e di Ranieri conserva nella memoria uno scatto inedito: «Giocavamo insieme l'estate a San Saba, poi ci siamo persi di vista. Spalletti ci ha dato tanto, ma ormai il rapporto con i giocatori era logoro. Ranieri va bene, però la questione societaria va risolta al più presto». Dello stesso avviso Alceo e Riccardo, tappezzieri e soci del Roma Club Testaccio, sulle cui saracinesce tristemente abbassate campeggia il cartello «Affittasi». «Siamo stati sfrattati e ora siamo in attesa di prendere possesso di un locale dell'Ater in via Ghiberti», spiega il presidente Sergio Rosi, che mitiga l'immagine del Ranieri testaccino. «Qui non lo vediamo da anni - spiega - Ciò non toglie che un romano allenatore della Roma mi faccia piacere, come fu per Mazzone. Mi auguro solo che non si ripeta la tarantella della stagione di Prandelli, Voeller e Del Neri». «La Roma ha fatto la scelta giusta», assicura invece Antonio Trebiciani, che nei primi anni '70 è stato allenatore di Ranieri nelle giovanili giallorosse. «Era un attaccante potente, ma segnava poco - ricorda - Un giorno lo presi da parte e lo convinsi a giocare in difesa. Accettò e da difensore fece carriera. Tutto quello che ha ottenuto, se l'è guadagnato con intelligenza e serietà. Farà bene». Affetto e stima traspaiono anche dalle parole di Roberto Vichi, che la Roma cedette al Catanzaro insieme a Ranieri e a Pellegrini. Oggi Vichi è uno degli amici più fidati di Ranieri, che ha seguito alla Juve diventando osservatore del club bianconero. «Claudio non ha bisogno di presentazioni - spiega Vichi - Il suo curriculum parla da solo. Non vi fate ingannare dalle apparenze: nei rapporti con l'esterno è calmo ed educato, ma nello spogliatoio è uno tosto, oltre che preparato. Ha la personalità per gestire l'ambiente e per giocarsi al meglio questa avventura, a cui tiene tantissimo».

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