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Roma dice "Fisiko"

Fisichella sempre più vicino alla Ferrari

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In Ferrari nessuno si è mosso oltre ai passi convenzionali: ossia mettere nelle mani del fido Badoer, terzso pilota ufficiale, la F60 lasciata ai box dallo sfortunato Massa. I numeri dicono come sono andati i primi due Gp del pilota veneto che forse per troppo tempo era rimasto lontano dal clamore e dalla velocità della Formula Uno. Dopo l'umiliazione di Spa, definita ultima chance per Badoer, è tempo di correre ai ripari: di mettere la Ferrari nelle mani di qualcuno in grado di dire la sua. E allora perché non dare una chance a Fisichella? Se non fossero bastati tredici anni di onorabilissima carriera e servisse un ulteriore biglietto da visita, il pilota romano lo ha fornito con la pole e il secondo posto finale a Spa: uno degli ultimi circuiti «veri» rimasti nel circus iridato. Un posto dove serve il «pelo» e si va giù pesante con l'acceleratore con punte di velocità massima pazzesche. Lì Giancarlo ha dimostrato di poter battagliare, a bordo della Force India (non esattamente un fulmine di guerra), con la Ferrari di Raikkonen: la differenza l'ha fatta molto probabilmente il kers a disposizione del finlandese e la voglia di arrivare in fondo del romano. Insomma Giancarlo ha le carte in regola per ambire al volante «rosso», quello che più di una volta il destino gli ha soffiato sotto il naso. Averlo in concomitanza con il prossimo Gp, il 13 settembre a Monza Gran Premio d'Italia, sarebbe forse più quanto avrebbe potuto sperare. Fondamentale per la decisione che in Ferrari dovranno prendere nelle prossime ore è la visita che Massa ha effettuato quando in Italia era già notte: oggi si dovrebbe sapere l'esito dell'esame svolto a Miami e attorno a questo i manager del team decideranno. L'ipotesi Fisichella avrebbe un senso soprattutto se Massa dovesse tornare a correre nella prossima stagione. Intanto la capitale si mobilita a favore del suo beniamino, che non è solo «l'italiano a bordo della Ferrari». Per il sindaco Alemanno non ci sono dubbi: «Sarebbe una grande cosa e anche un buon auspicio in vista del futuro Gp di Roma». Un vero e proprio sponsor Fisichella lo ha trovato nell'amico Francesco Totti: punto di riferimento dello sport romano, una delle poche bandiere rimaste nel calcio italiano. «Conosco Giancarlo da una vita - ci ha detto il capitano giallorosso - e lo stimo come amico ma anche come pilota. Non so bene i meccanismi e le dinamiche che muovono il sistema Formula Uno, ma il mio sogno, come quello immagino di tutti gli appassionati, è di vedere un italiano al volante della Ferrari: tanto più se stiamo parlando del Gp d'Italia a Monza. Figuriamoci poi se l'italiano è il mio amico Giancarlo... Sarebbe il massimo: ed è pure un romanista doc». Sulla stessa lunghezza d'onda Giovanni Malagò, reduce da un mondiale di nuoto organizzato. Lui, amico di Giancaro ma anche del presidente Montezemolo, non fatica a schierarsi. «Sarei felice se la scelta Ferrari ricadesse su Fisichella. Primo perché Giancarlo è un amico, secondo perché è un romano e terzo perché oltre a un indiscutibile talento, ha dimostrato nel corso degli anni di aver continuità e soprattutto una qualità non secondaria in Formula Uno: l'affidabilità. Giancarlo - continua - è uno di quei piloti che arrivano in fondo, ma che ha sofferto il fatto di aver combattuto per anni con monoposto non all'altezza. Eppoi accarezzo il sogno di sessanta milioni di tifosi: quello di vedere un pilota italiano sulla Ferrari non solo per necessità estrema ma per una vera e propria scelta tecnica. Un grazie, comunque, a Badoer per l'impegno, ma non ci sono stati i presupposti giusti: probabilmente tra due mesi avrebbe potuto dire la sua, ma la Ferrari non ha tutto questo tempo. Abbiamo bisogno di vincere subito, anche Schumacher ci ha provato e ha capito che non era all'altezza. Allora faccio il tifo per l'amico Giancarlo perchè il suo e il nostro sogno possa avverarsi». Lui, Fisichella, fa spallucce e non può far altro che stare alla finestra. Il suo pensiero è chiaro («magari...», ndr), ma con lo stile che lo contraddistingue non si sbilancia, prende atto dell'«apertura» del suo team, restando incollato al telefonino. Aspettando che diventi... «rosso».

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