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Comincia la settimana con la Roma ultima in classifica e ai giallorossi tocca lo stesso trattamento riservato a Diego.

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Iperbolidi stagione, direte. Ma siccome quest'anno c'è poco tempo da perdere, i toni sono già ultimativi. Diego è grande, non sarà Maradona ma certo somiglia a Sivori, per qualità e difetti il più vicino al Pibe de Oro, l'amico perduto Omar che io ho visto giocare con la stessa decisiva eleganza e l'insolita (per i fantasisti) cattiveria, quella esibita domenica da Diego contro Perrotta. E la Roma? Non è in B, non ci andrà, né farà un campionato umiliante. Soprattutto, non merita la valanga di insulti che i soliti predicatori qualunquisti le indirizzano dopo averla esaltata oltre ogni misura quando già se ne vedeva il ridimensionamento dovuto a ovvie ragioni di bilancio. Ho sentito addirittura ex furiosi, pentiti d'occasione rimpiangere Capello e complimentarsi con Lotito! Ora mancano solo gli insulti postumi a Franco Sensi, colpevole di averla troppo amata, questa Roma. E una colletta al Sistina. È ovvio ch'io non concordi con questa visione apocalittica. Non accetto neanche l'accostamento della Roma al Milan. La Roma sconfitta dalla Juve non è paragonabile al Milan in chiave tecnica ma soprattutto per condotta agonistica. E male ha fatto Spalletti ad accusare i suoi giocatori di scarsa grinta. Può darsi ch'io abbia visto un'altra partita, ma al novantesimo ho registrato solo una evidente supremazia tecnica dei bianconeri, dovuta soprattutto all'exploit di Diego, e una punizione esagerata: il risultato «vero», il due-a-uno. Che a mio avviso contiene un ritardo nella condizione dei giallorossi, malauguratamente simile a quello della scorsa stagione. Questo deve dire Spalletti, e correre ai ripari, senza accusare i giocatori o annunciare dimissioni che somigliano a una insana voglia di fuga, di liberazione da una situazione di disagio obiettivamente insopportabile. Ma ben retribuita. Il paragone con il Milan è calcisticamente offensivo, vista la calata di brache operata dall'intero clan rossonero dopo il bellissimo gol di Thiago Motta. Non mi sta bene confrontare De Rossi con l'ombra di Pirlo, lo smarrito Ronaldinho con Totti, Perrotta con il Ringo disarmato o Tonetto con Jankulovsky e soprattutto sono spiriti diversi: ma intorno al Milan accorrono infermieri e medici, a partire da Berlusconi, intorno alla Roma truppe di devastanti autolesionisti. Via Spalletti, via Rosella Sensi, via Menez, via tutti, fors'anche Totti. E poi? Cari tifosi, aiutatela a ritrovarsi, questa Roma: ha i mezzi tecnici per rinascere e tocca a Spalletti impugnarli, esaltarli come in passato. Non alla Sensi.

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