Ma domenica sarà un'altra storia

Chemalinconia, per il popolo romanista: costretto a guardare con molto interesse a una squadra slovacca più che modesta, riportata in vita dalle incredibili vacanze mentali di Totti e soci. Malinconia nel seguire, nel pomeriggio, i sorteggi per i gironi di Champions League, Da spettatori neanche tanto interessati, curiosi per la disavventura del Milan che trova subito Kakà, di Mourinho che avrà di fronte Ibra, anche della Fiorentina che cerca rivalsa sul Lione. Qui a Roma, un semivuoto Olimpico chiamato ad ospitare un match dal livello avvilente, altrove l'attenzione generale, visto che domenica sullo stesso palcoscenico si esibirà la Juventus. Dopo venti minuti, la Roma aveva segnato cinque gol, il primo dopo pochi secondi con Totti, dunque non c'era la minima necessità di insistere in dribbling e giochetti irridenti, Menez, Cerci e perfino Guberti altrettanti Leo Messi, da dieci e lode la pazienza degli slovacchi, altri qualche «cartella» l'avrebbero distribuita. Pericoloso in contropiede, nonostante la felice vena di Cassetti, il Kosice avrebbe trovato il suo gol grazie a un'autentica idiozia di Menez, poi sul destro di Novak il citofono Artur ha azionato l'apertura automatica. Ma almeno, coi sette gol e la tripletta di Totti, si sono divertiti i sedicimila (neanche pochi) paganti che magari allo stadio erano andati per contestare in comunione di intenti con chi, sempre per contestare, era rimasto a casa. Rivisti anche Juan e Vucinic, due grandi numeri del montenegrino, tornerà utile. Il corposo vantaggio non ha evitato qualche sofferenza alla Lazio, nel finale dopo il vantaggio dell'Elfsborg. Disagi comprensibili sul sintetico, infortuni pesanti, Kolarov espulso, danni infine limitati al minimo. Partenza in salita anche per il Genoa che in Danimarca difendeva un risultato non proprio blindato, con l'autogol di Figueroa, poi ha rimediato Criscito, l'Italia promossa in blocco.