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Sorpresa d'agosto, il Milan va

Ronaldinho e Pato

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Calcio d'agosto, lo chiamano. Un'espressione che racchiude tutta quella serie di amichevoli precampionato in cui, a sentire gli allenatori, il risultato non conta. Ma che in realtà nessuno vorrebbe mai perdere. Sicché, da qualche anno, il suddetto calcio d'agosto ha acquisito peso specifico maggiore sulle prospettive stagionali delle blasonate. Teoria puntualmente smentita dalla prima giornata di serie A 2009/10. Chi avrebbe potuto immaginare, dopo il precampionato, che tra Milan, Inter e Juventus i più in forma sarebbero stati i rossoneri? Gli stessi che in sede di mercato si erano privati di Kakà e che alla guida dei reduci della disastrosa passata stagione avevano messo l'incognita Leonardo. E invece a Siena il Milan ha vinto e convinto. E così si è scoperto che Ronaldinho non è ancora da rottamare, Nesta e Thiago Silva costituiscono una coppia difensiva solida, Pirlo è rimasto a Milanello più che motivato e per Pato questo può essere il campionato della definitiva esplosione. Il Milan si regge su una serie di scommesse. Se dovessero essere vinte tutte i rossoneri potranno puntare in alto. Le premesse sono incoraggianti. La sponda nerazzurra della città meneghina vive di umori opposti. Nel pareggio contro il Bari ciò che conta di meno è proprio il risultato. Certo, negli ultimi anni partite del genere l'Inter le avrebbe vinte. Ma la squadra immaginata da Mourinho per questo campionato è in qualche modo rivoluzionaria. La partenza di Ibra, più che la rinuncia a un fuoriclasse, rappresenta la sterzata verso una nuova mentalità. L'Inter 2009/10 vuole giocare a calcio, e questo contro il Bari in parte si è già visto. Più possesso palla, meno lanci lunghi. Se lo Special One dovesse riuscire nel suo progetto - magari accantonando i vecchi difetti, come quello di mettere otto punte quando le cose vanno male - i nerazzurri potrebbero davvero diventare una corazzata in grado di farsi rispettare anche in Europa. In fondo, dopo tre anni di trionfi nazionali, si può chiedere ai tifosi un po' di pazienza. Quella stessa che, secondo Moratti, sarebbe servita per avere ragione dei galletti neopromossi. Infine c'è la Juve che, al di là del mercato e del cambio di allenatore, sembra essere rimasta simile a se stessa. Vince più col carattere che col gioco. Ha un Diego in più, ma la stessa mentalità. Tutti la danno come principale antagonista dell'Inter per lo scudetto, ma rispetto ai nerazzurri ha margini di miglioramento più ridotti. Insomma, il suo destino dipende strettamente dal flop della rivale. La novità, piacevole, è che quest'anno il computer, libero da teste di serie, ha disegnato una 2ª giornata già carica di significati. C'è il derby di Milano con un pronostico inaspettatamente incerto («sarà una gara bellissima ma non decisiva», ha frenato Moratti), e c'è Roma-Juventus con i giallorossi che sono già nella condizione di non poter sbagliare e i bianconeri che recupereranno Del Piero. Dopo tre anni di fughe nerazzurre stavolta, forse, abbiamo un campionato.

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